Il diesel nei guai
Nonostante lo scandalo Dieselgate, le auto a diesel sono ancora le più acquistate in Europa. Una tendenza che sta cambiando lentamente, mentre i governi e l’opinione pubblica cominciano a comprenderne l’impatto sulla salute pubblica.
Il diesel nei guai
Nonostante lo scandalo Dieselgate, le auto a diesel sono ancora le più acquistate in Europa. Una tendenza che sta cambiando lentamente, mentre i governi e l’opinione pubblica cominciano a comprenderne l’impatto sulla salute pubblica.
Nessun altro continente è votato al diesel come l’Europa. In Austria, Italia, Lussemburgo, Irlanda, Portogallo, Svezia e Spagna, il diesel domina tuttora anche tra i nuovi acquisti, superando in certi casi il 50 per cento delle immatricolazioni. Il dato è solo leggermente più basso in Francia, Belgio e Grecia. In confronto, negli Stati Uniti solo tre auto su cento hanno un motore diesel.
Da dove deriva questa popolarità del diesel da questo lato dell’Atlantico? Esistono varie ragioni. Prima di tutto, il basso prezzo del gasolio. In secondo lungo, la ridotta velocità di combustione dei motori diesel, come effetto della loro maggiore efficienza. In terzo luogo, una maggior fornitura di auto a diesel in Europa, che in particolare sono fabbricate da produttori tedeschi. In quest’ultimo decennio, esistevano vantaggi fiscali sul diesel in 17 paesi Ue, nei quali le imposte sulle auto erano vincolate alle emissioni di Co2 (inferiori nei motori a diesel). Questa grande disponibilità ha reso l’uso di auto a diesel ancora più economiche.
Per questo motivo, tra il 2004 e il 2014 addirittura dieci milioni di guidatori solo nel Regno Unito hanno abbandonato la benzina per comprare auto a diesel. Nel 2012, un report dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) illustrava l’altro lato dei motori diesel. Si è scoperto che emettono il 15 per cento in meno di Co2, ma quattro volte in più di No2 (un gas considerato dieci volte più dannoso del monossido di carbonio) e 20 volte in più di polveri sottili (Pm, “particulate matter”), che inducono lo sviluppo del cancro. Ciò ha reso il costo sanitario del diesel dieci volte più alto di quello delle auto a petrolio. A partire dal 2012, la vendita di auto a diesel in Europa ha cominciato a diminuire dopo anni di crescita.
Il calo del numero di auto a diesel è stato rafforzato dallo scandalo Dieselgate sulle emissioni della Volkswagen, scatenato nell’autunno 2015. Per superare i rigorosi test sulle emissioni previsti negli Stati Uniti, in particolare in California, su undici milioni di veicoli del gruppo Volkswagen era stato installato un software che rilevava le procedure di misurazione e riduceva le emissioni di ossido di azoto (NOx) fino a 40 volte per la durata dei test. Questa pratica, scoperta dall’International council on clean transportation (Icct), è stata impiegata per sei anni. Dopo che ciò è stato reso pubblico, il titolo Volkswagen ha perso un terzo del suo valore in pochi giorni e l’azienda è stata bersaglio di indagini giudiziarie in molti paesi.
La portata e la diffusione dello scandalo ha danneggiato la reputazione del diesel: già durante l’anno successivo, nel 2016, le vendite di auto a diesel in Europa sono diminuite del 4,1 per cento. Chi ha guadagnato? Le auto ibride (soprattutto elettrico-benzina), tra le altre: nella prima metà del 2017, le vendite sono salite del 54 per cento rispetto all’anno precedente. Le auto elettriche si stanno diffondendo anno dopo anno, nonostante l’effetto del basso livello di partenza sia ancora visibile. Eccetto per la Norvegia, che l’anno scorso è diventata il primo paese al mondo dove venivano vendute più auto elettriche e ibride (52 per cento) che auto con motore a combustione interna.
Il diesel ha resistito bene tra i veicoli di fascia alta (82 per cento delle vendite) e tra i Suv, anche se questi ultimi saranno gradualmente sostituiti da automobili ibride. Nel 2016, il 41 per cento di tutte le auto sulle strade dell’Unione europea erano a diesel, contro il 54 per cento di quelle a benzina. La presenza più alta di diesel si registra in Lettonia (69 per cento), Lussemburgo (66 per cento) e Francia (64 per cento). I veicoli a benzina dominano in Grecia (95 per cento), Cipro (89 per cento) e Ungheria (73 per cento). I diesel in Polonia sono quasi il doppio delle auto a benzina (58 per cento contro 28 per cento); il paese europeo vanta anche la più alta percentuale di auto a Gpl (13,5 per cento), superando l’Italia (9,6 per cento) e la Bulgaria (6,8 per cento).
Il motore a combustione interna domina ancora
Il 95 per cento dei 15 milioni di auto immatricolate in Europa nel 2016 possiedono un motore a combustione interna alimentato a benzina o gasolio. Solo 177mila acquisti sono stati effettuati nell’ambito del Gpl (propano-butano), Gnc (gas naturale compresso) e E85 (etanolo). Inoltre, le auto elettriche immatricolate sono state 90.795, con un aumento del tre per cento rispetto all’anno precedente, 112.999 i veicoli ibridi plug-in (+17 per cento) e 303.506 ibridi tradizionali, che hanno registrato un incremento del 29 per cento). In totale, in Europa sono state immatricolate 690mila automobili con alimentazione alternativa (non a combustione interna): meno del cinque per cento del totale, ma comunque 6,5 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Il mercato delle auto elettriche in Polonia è appena decollato: nel 2016, ne sono state vendute 164, insieme ai 556 veicoli ibridi plug-in. Il numero di ibride standard sta crescendo più velocemente, con 10mila veicoli immatricolati nel 2016 e 8.500 nella prima metà del 2017. E sebbene 64 persone abbiano comprato una Tesla nel 2016 (il che implica un aumento di più del 300 per cento), possiamo notare che in Polonia il passaggio dalle auto a combustione interna ai veicoli a zero emissioni necessiterà di almeno due o tre decenni.
L’andamento delle vendite di auto nuove in Europa
Negli ultimi tre anni, il tasso di crescita del mercato automobilistico europeo è stato tra il quattro e l’otto per cento annuo. La Polonia guida la classifica, con un aumento a doppia cifra (+17 per cento lo scorso anno con 483.200 unità). L’unico aumento più consistente (+20 per cento) è stato registrato nei Paesi Bassi.
Il produttore preferito in Europa? Volkswagen, con 1.696.950 auto vendute. Il modello preferito? La Golf, per il decimo anno in vetta alla classifica. Nonostante il calo dell’undici per cento subito sulle vendite del 2017, rimane comunque saldamente distanziata (25mila unità di differenza) rispetto al modello al secondo posto, la Ford Fiesta. Il terzo modello, come nei due anni precedenti, è la Renault Clio. Anche il quarto, quinto e sesto posto sono rimasti invariati, occupati rispettivamente da Volkswagen Polo, Open/Vauxhall Corsa e Nissan Qashqai.
L’Opel Astra prodotta in Polonia è salita dalla sedicesima posizione del 2015 alla settima nel 2017: due anni fa, è stata creata una versione completamente nuova, tentando decine di migliaia di nuovi clienti. Nel 2015, il modello Astra non era tra i primi 5 veicoli più venduti in nessun paese europeo. Nel 2017, invece, aveva raggiunto la prima parte della classifica in quattro paesi: Paesi Bassi, Finlandia, Germania e Polonia. La situazione è diversa per il suo concorrente di lungo corso, la Golf: nel 2015, si trovava nelle prime cinque posizioni in addirittura undici paesi, e in cinque di questi occupava il primo posto. Oggi, è al vertice in tre paesi: Austria, Germania e Norvegia, mentre in Danimarca, Spagna, Paesi Bassi, Finlandia e Lettonia è uscita dalla top five.
La Norvegia è l’unico paese al mondo in cui le auto più vendute sono elettriche: Bmw i3 è al secondo posto (occupato da Tesla Modello S due anni fa), mentre Nissan Leaf è al quarto.
La mappa d’Europa e i leader nelle vendite locali mostrano il patriottismo nazionale della clientela: cechi, francesi, tedeschi, svedesi e italiani normalmente scelgono auto prodotte nei loro paesi: considerando i volumi di vendita, le Fiat Panda acquistate dagli italiani superano le Volkswagen Golf comprate dai tedeschi. L’anno scorso, la Golf costituiva il 28,9 per cento delle immatricolazioni di tutte le Volkswagen vendute in Europa. In ogni caso, per alcuni marchi c’è un modello che rappresenta la maggior parte delle vendite totali: ad esempio, Lexus con il modello NX (40 per cento), SsangYong con il modello Tivoli (53 per cento), DS con il modello 3 (59 per cento), Mini con l’eponimo Mini (65 per cento), Jeep con il modello Renegade (74 per cento), Alfa Romeo con il modello Giulietta (63 per cento), Infiniti con il modello Q30 (60 per cento) e Lancia con la Ypsilon, l’unico modello ancora disponibile per questa casa automobilistica (100 per cento).
Capolista e ritardatari nell’industria automobilistica europea
Nel 2016, la produzione mondiale di auto raggiungeva i 95 milioni di veicoli. Di questi, la Cina ne produceva circa un terzo (35 per cento) e l’Europa uno su quattro (24 per cento). Il leader europeo è la Germania, con una produzione di 5,8 milioni di unità. Segue la Spagna con 2,4 milioni di unità, il Regno Unito con 1,7 milioni, la Francia con 1,6 milioni la Repubblica Ceca con 1,3 milioni, la Slovacchia con un milione, la Turchia con 950mila, l’Italia con 715mila e la Polonia con 550mila. Ungheria, Romania, Belgio, Svezia, Slovenia, Portogallo e Austria si posizionano dietro alla Polonia, che in qualità di produttore automobilistico si piazza al ventunesimo posto nel mondo e al nono in Europa.
Per quanto riguarda le vendite, la Germania produce più auto di quante ne compri (3,7 milioni di nuove immatricolazioni, al quarto posto nel mondo), in maniera opposta al Regno Unito (3,1 milioni di immatricolazioni alla sesta posizione) e alla Francia, al settimo posto con 2,5 milioni di nuove auto. Nel 2016, la Polonia era il venticinquesimo mercato automobilistico al mondo con un totale di 500mila veicoli e rimane il paese con la più elevata età media dei veicoli in circolazione all’interno della classifica Ue (16,6 anni, sei anni sopra la media europea); la situazione rimarrà invariata finché il database del Registro centrale dei veicoli non verrà riordinato, dato che per il momento risulta ancora pieno di “anime morte”.
Passando all’occupazione nell’industria automobilistica, la Polonia si posiziona dietro alla Germania (250mila persone) e alla Francia (178mila) con un totale di 169mila dipendenti nel settore. Questo valore è di poco inferiore al totale dei minatori polacchi (171mila) e leggermente di più dei medici (164mila). Un livello occupazionale sorprendentemente alto per un paese che non possiede una propria casa automobilistica.
È avvenuta una significativa riorganizzazione delle quote di mercato dei vari marchi nel corso degli ultimi dieci anni. Tra il 2006 e il 2015, i maggiori guadagni nel numero di clienti in Europa sono stati ottenuti da Dacia (+190 per cento, dallo 0,9 al 2,6 per cento), Porsche (+150 per cento), Jeep e Land Rover (+100 per cento), Mini (+85,7 per cento) e Kia, con un aumento pari all’80 per cento.
I maggiori cali, invece, sono stati registrati da Alfa Romeo, con un crollo del 56 per cento, Honda (-50 per cento), Lancia che ha perso il 45 per cento dei clienti e Citroën, con un calo del 33 per cento.
Sai dove è stata prodotta la tua macchina?
Molte persone vedono una Toyota e pensano al Giappone. Sbagliato: la maggior parte dei modelli venduti in Polonia sono fabbricati in Europa: Aygo in Repubblica Ceca, Avensis in Regno Unito, Yaris in Francia, Corolla e C-HR in Turchia. Soltando il modello RAV4 proviene dal Giappone. La Turchia produce la Renault Clio, la Fiat Tipo e la Hyundai i20, mentre la Hyundai i30 è fatta in Repubblica Ceca e Corea del Sud. Opel presenta una grande dispersione: la Corsa a tre porte e l’Insignia sono fabbricate in Germania, ma la Corsa a cinque porte in Spagna, il Mokka X in Corea del Sud e la Astra in Regno Unito (modelli a 5 porte Sport Tourer) e Polonia (modelli a 5 porte GTP e Sedan). La Kia Cee’d e Sportage sono prodotte in Slovacchia e la Suzuki Vitara in Ungheria. Mazda, invece, è meno cosmopolita: la maggioranza dei modelli venduti in Polonia sono giapponesi.