Ucraina, la guerra delle ferrovie
Evacuazione di civili, trasporto di truppe, esportazioni di merci: le ferrovie ucraine sono in prima linea nel conflitto. Russia e Ucraina, ma non solo, stanno giocando una grande partita strategica sulle ferrovie.
Ucraina, la guerra delle ferrovie
Evacuazione di civili, trasporto di truppe, esportazioni di merci: le ferrovie ucraine sono in prima linea nel conflitto. Russia e Ucraina, ma non solo, stanno giocando una grande partita strategica sulle ferrovie.
È il primo datore di lavoro del paese. Con i suoi 230mila dipendenti, la compagnia ferroviaria ucraina Ukrzaliznytsia si è ritrovata coinvolta nella guerra fin dalle prime ore dell’invasione russa.
“Il primo obiettivo è stato evacuare dal paese i civili. Abbiamo sempre messo in primo piano la sicurezza, facendo circolare i treni molto lentamente. Il nostro scopo era quello di permettere al numero più alto possibile di persone di spostarsi. Per questo motivo non c’è stato bisogno di biglietto per salire a bordo dei treni”, spiega Alexander Kamyshin, direttore generale di Ukrzaliznytsia.
Dall’inizio della guerra più di tre milioni di persone sono fuggite in treno, il più delle volte per spostarsi nella parte occidentale del paese. Alcuni poi hanno continuato il loro viaggio verso altri stati europei. L’evacuazione via treno è stata però ostacolata dai bombardamenti russi.
“Purtroppo, fin dai primi giorni del conflitto, il collegamento ferroviario con Mariupol è stato interrotto”, continua Kamyshin. “In compenso siamo sempre riusciti, finora, a mantenere attivi i treni per il Donbass”. Si tratta di un collegamento molto importante visto l’intensificarsi dell’offensiva russa in quella parte del paese.
L’Ucraina conta in totale quasi 23mila chilometri di linee ferroviarie ed è la terza più grande rete d’Europa. Anche se nelle ultime settimane il numero di treni che trasportano civili è progressivamente diminuito, permettendo alla compagnia di ripristinare il biglietto a pagamento, sono emerse nuove priorità.
“Di fronte al blocco dei porti del Mar Nero, il trasporto merci deve ormai essere fatto su rotaia e questo rappresenta una sfida enorme in termini di infrastrutture”, osserva Michael Kloth, portavoce dell’International Transport Forum, un’organizzazione intergovernativa che riunisce 63 paesi membri fra cui la Russia e l’Ucraina.
Bloccata la via della seta
I prodotti da esportare sono diversi, tra cui cereali, olio di girasole e metalli. “Una dozzina di milioni di tonnellate di merci all’anno”, stima Kamyshin. “Per permettere il loro trasporto attraverso l’Europa, abbiamo bisogno di ulteriore cooperazione con le compagnie europee. E da questo punto di vista, la Deutsche Bahn è un partner di primo piano. Abbiamo meno legami con Sncf, anche se di recente i suoi responsabili ci hanno scritto una lettera per conoscere le nostre esigenze”. Da Berlino, le compagnie tedesche e polacche hanno organizzato un ponte ferroviario con l’Ucraina per consegnare aiuti umanitari.
La guerra ha modificato completamente la geografia del trasporto ferroviario delle merci. “L’Ucraina è al centro di una delle principali direttrici della nuova via della seta tra la Cina e l’Europa. Ma ormai i prodotti cinesi non possono più transitare lungo questa linea, perché la frontiera fra la Russia e l’Ucraina è chiusa. Oltretutto, le sanzioni impediscono il transito attraverso la Russia; di conseguenza, la Cina privilegerà sempre di più la via marittima per esportare le sue merci”, dice Bernard Aritua, specialista del trasporto ferroviario delle merci presso la Banca mondiale e autore del libro The Rail Freight Challenge for Emerging Economies.
Ormai i prodotti ucraini hanno un solo mercato possibile, l’Europa occidentale, ma gli ostacoli sono numerosi. Uno di questi è il diverso scartamento fra i binari ucraini (1.520 mm) e quelli degli altri paesi europei (1.435 mm), un’eredità della Russia zarista. Questo significa che alla frontiera bisogna trasferire le merci su altri vagoni o cambiare gli assi dei treni, un processo che impiega sempre di diverse ore a essere portato a termine.
La guerra ha anche creato una nuova attività per le ferrovie ucraine: il trasporto di personalità istituzionali. “Di recente il primo ministro inglese Boris Johnson e la sindaca di Parigi Anne Hidalgo sono venuti a Kiev in treno. E a questo proposito abbiamo preparato dei convogli speciali”, spiega Kamyshin.
Ma la questione principale riguarda il trasporto ferroviario delle truppe e del materiale militare. Per ragioni di sicurezza, il direttore di Ukrzaliznytsia si rifiuta di entrare nei dettagli e si limita a citare il coraggio dei ferrovieri bielorussi, che hanno condotto delle operazioni di sabotaggio per impedire il passaggio dei convogli russi attraverso la Bielorussia.
Nel suo desiderio di annessione dell’Ucraina, anche la Russia punta sulle ferrovie. Dopo l’invasione della Crimea nel 2014, Mosca ha organizzato dei treni che collegano direttamente le grandi città russe con la penisola, senza passare per il resto dell’Ucraina.
Per facilitare questi collegamenti è stato costruito un ponte di 18 chilometri sullo stretto di Kerch, dal costo complessivo di tre miliardi di euro. La ferrovia è così diventata un cordone ombelicale strategico. Vladimir Putin in persona ha inaugurato il ponte nel dicembre 2019 viaggiando nella cabina del macchinista. A loro volta, tutte le ferrovie che collegavano la Crimea al resto dell’Ucraina sono state interrotte alla frontiera.
La grande strategia ferroviaria europea
Il trasporto ferroviario aggrava oggi più che mai le tensioni geopolitiche regionali fra Mosca e i suoi vicini. Attualmente, l’Unione europea sta finanziando il progetto “Rail Baltica”, che intende collegare la Polonia alla Finlandia. Lo scopo è quello rendere i paesi baltici indipendenti dalla Russia in materia di trasporto ferroviario. La nuova linea, la cui apertura è prevista nel 2030, utilizzerà lo scartamento europeo e trasporterà sia merci che passeggeri, per un costo stimato di 5,8 miliardi di euro.
La Russia ha denunciato il progetto poiché permetterebbe il trasporto di truppe e di materiale bellico militare della Nato lungo le sue frontiere. È interessante notare che anche la Cina è coinvolta nella Rail Baltica, contribuendo al finanziamento di un tunnel sottomarino fra l’Estonia e la Finlandia, dato che questa colossale infrastruttura dovrebbe facilitare gli scambi commerciali della nuova via della seta. Così, alle porte dell’Europa si giocano grandi strategie ferroviarie.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’esercito russo colpisce regolarmente le infrastrutture ferroviarie. L’8 aprile un bombardamento ha colpito la stazione di Kramatorsk uccidendo 52 persone.
“Non ho l’impressione che la Russia colpisca di più le stazioni degli ospedali o dei parchi per bambini. Per loro tutto sono tutti bersagli leciti”, osserva Kamyshin. “Ma i russi devono rendersi conto che non appena colpiscono dei binari o dei ponti ferroviari, noi li ricostruiamo subito. Siamo diventati molto veloci”.
Ma questo ha un prezzo: dall’inizio di febbraio 95 dipendenti delle ferrovie ucraine sono morti e 103 sono stati feriti. “La ricostruzione della rete delle infrastrutture sarà un obiettivo fondamentale”, sottolinea Kloth. Il prossimo Forum internazionale dei trasporti si svolgerà dal 18 al 20 maggio a Lipsia e nel corso di questo incontro si terrà la riunione dei ministri dei Trasporti dell’Unione europea. L’Ucraina sarà ovviamente al centro delle discussioni.
Kloth ricorda che “il Forum internazionale dei trasporti è nato subito dopo la Seconda guerra mondiale con l’obiettivo di ricostruire le reti di trasporto dopo il conflitto. E oggi per la nostra organizzazione si tratta di un tragico ritorno alle origini”.
https://www.alternatives-economiques.fr/ukraine-guerre-rail/00103100