Elvira Mujčić, questioni di cittadinanza
Scrittrice, traduttrice di libri dal bosniaco all'italiano, arrivata in Italia a 14 anni scappata dalla Bosnia in guerra, nata jugoslava, oggi Elvira Mujčić è cittadina italiana e bosniaca. Un lungo percorso di triplice cittadinanza, quasi kafkiano. L'intervista di OBC Transeuropa.
Oggi sei cittadina italiana e bosniaca. Quale cittadinanza avevi alla nascita?
Sono nata nel 1980, quindi ero cittadina della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Quando la Jugoslavia si è dissolta, sono poi diventata cittadina della Bosnia Erzegovina e, solo dopo molto tempo, ho ottenuto anche la cittadinanza italiana.
Quando hai ottenuto la cittadinanza della Bosnia Erzegovina?
Con l’inizio della guerra, prima in Slovenia e Croazia dal 1991, e poi in Bosnia Erzegovina dal 1992, mi sono trovata in una situazione “border”… Alcuni mesi dallo scoppio della guerra, alla fine del 1992 dalla Bosnia centrale, dove ci eravamo già spostati – fuggiti da Srebrenica – con mia madre, mia nonna e i miei due fratelli ci siamo rifugiati da amici in Croazia con i documenti che avevamo, cioè quelli jugoslavi.
Nella Croazia indipendente i nostri documenti, che prima valevano per i cittadini di tutte le sei repubbliche della Jugoslavia, non valevano più. Ci siamo quindi trovati in una situazione surreale: essere clandestini in un paese di cui solo un anno prima eravamo cittadini. In Croazia sono iniziate le trafile per ottenere lo status di profughi… mentre i documenti nuovi, di cittadini della Bosnia Erzegovina, li abbiamo ricevuti solo una volta arrivati in Italia. [La prima rappresentanza della BiH a Zagabria viene istituita nel 1993, con l’ambasciatrice Bisera Turković, e nel periodo della guerra sarà la più grande ambasciata della Bosnia, anche con un servizio medico di assistenza a rifugiati e feriti, ndr]