Sempre meno abitanti, sempre più anziani
Uno studio del Parlamento europeo delinea il futuro demografico dell’UE. Nel 2080, se si manterranno i trend attuali, scenderemo dai 513 milioni di abitanti attuali a 504. E non si fermerà l'emorragia di popolazione dalla campagne. Uno sguardo che dalla situazione globale arriva al sud-est Europa.
Sempre meno abitanti, sempre più anziani
Uno studio del Parlamento europeo delinea il futuro demografico dell’UE. Nel 2080, se si manterranno i trend attuali, scenderemo dai 513 milioni di abitanti attuali a 504. E non si fermerà l’emorragia di popolazione dalla campagne. Uno sguardo che dalla situazione globale arriva al sud-est Europa.
Uno studio pubblicato dal servizio di ricerca del Parlamento europeo (EPRS) nel marzo 2020 offre un’interessante panoramica sulle prospettive demografiche dell’Unione europea e dei paesi di tutto il mondo. Il report analizza come la demografia influenzi i settori più disparati, dall’economia al mercato del lavoro, dalle pensioni alla sanità, dall’ambiente al cibo e nutrizione. Nel contesto dell’UE, è interessante vedere come i dati relativi ai paesi dei Balcani spesso contrastino con quelli relativi agli stati membri.
Crescita lenta e invecchiamento della popolazione: queste sono le due maggiori tendenze che emergono in Europa. Dal 1960 al 2019 infatti, la popolazione degli attuali stati membri dell’Unione europea è cresciuta da 406,7 milioni a 513,5 – ma si prevede un’inversione di tendenza nei prossimi decenni (da 524,7 milioni di persone nel 2040 si scenderà a 504,5 milioni nel 2080). Il quadro europeo contrasta con la costante e intensa crescita demografica a livello globale: da circa 3 miliardi di persone nel 1960, ci si aspetta che la popolazione cresca fino a raggiungere i 10 miliardi nel 2057.
Il problema dell’invecchiamento
L’invecchiamento della popolazione europea è un problema che accomuna tutti i paesi membri: se nel 2001 per ogni anziano erano attive quattro persone in età lavorativa, nel 2050 a provvedere al sostentamento di una persona over 65 ci saranno solamente due lavoratori. Nel 2070, sarà la Croazia a raggiungere l’età media più alta d’Europa, 52,6 anni.
Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione dipende da un lato dall’incremento dell’aspettativa di vita e dall’altro dal tasso di fecondità costantemente in discesa. Secondo i dati, in Europa attualmente l’aspettativa di vita è di 82,6 anni per le donne e 77,1 anni per gli uomini – mentre nei primi anni Sessanta era rispettivamente di 72 e 67 anni. Per quanto riguarda il tasso di fecondità, se fino al 1970 ogni donna aveva in media 2,1 figli, ora ne ha 1,6.
Dati regionali
Ai dati sulla fertilità in Europa è dedicato uno degli approfondimenti del nostro Stats Monitor, che propone dei report per ciascuna regione europea.
In generale, tutto il pianeta sta assistendo ad un invecchiamento: gli over 65 cresceranno da 612 milioni nel 2015 a più di 1.5 miliardi nel 2050. Tuttavia, un intero continente fa eccezione: secondo le statistiche, nel 2050 1 persona in età lavorativa su 4 sarà di origine africana. In questo scenario, il ruolo della migrazione diventa significativo: se è vero che i flussi migratori non possono modificare radicalmente in breve tempo la situazione demografica in Europa, sicuramente influiscono sul numero degli abitanti e sul tasso di anzianità – e a lungo termine avranno ripercussioni sul tasso di fecondità e sulla speranza di vita in tutta l’UE.
Città e campagna
Spostandoci verso il sud-est dell’Europa, dalla Bulgaria, Croazia e Grecia emerge una situazione peculiare: forti contrasti demografici possono essere osservati tra i centri urbani e le zone rurali – un fenomeno tipico soprattutto di questi paesi – e lo spopolamento di queste ultime è largamente dovuto alla migrazione interna all’Unione europea . Molti si spostano alla ricerca di lavoro, opportunità di carriera e prospettive economiche migliori. Secondo un rapporto ESPON , entro il 2050 la popolazione delle aree urbane in Europa dovrebbe aumentare di 24 milioni di persone, arrivando a coprire circa la metà di tutti gli abitanti dell’UE. La popolazione delle regioni prevalentemente rurali diminuirà invece di 8 milioni.
Nei paesi sopracitati, il rischio di esclusione e povertà è il più alto d’Europa, così come lo è il pericolo della creazione di un circolo vizioso dovuto allo spopolamento, che spingerà sempre più persone a trasferirsi. Tuttavia, le aree e le attività rurali rimangono fondamentali per l’economia e la società europee: si va dall’ambiente alle opportunità per una vita più sostenibile, fino alla crescita della domanda per settori quali l’ecoturismo e l’economia circolare.