Riforma del copyright: la direttiva Ue di cui dovremmo preoccuparci
Il 20 giugno la commissione giuridica del Parlamento europeo deve votare una proposta di riforma della direttiva sul copyright. Sembra un tema oscuro? In realtà è cruciale: la nuova direttiva potrebbe modificare l’aspetto di internet.
Riforma del copyright: la direttiva Ue di cui dovremmo preoccuparci
Il 20 giugno la commissione giuridica del Parlamento europeo deve votare una proposta di riforma della direttiva sul copyright. Sembra un tema oscuro? In realtà è cruciale: la nuova direttiva potrebbe modificare l’aspetto di internet.
Il 25 maggio 2018 il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati, anche conosciuto come Gdpr, è diventato direttamente applicabile in tutti gli stati membri dell’Unione. Nelle ultime settimane le caselle email sono state sommerse da messaggi mirati, mentre aziende e enti si affrettavano ad adeguarsi. A quanto pare, il Gdpr ha preso alla sprovvista grandi e piccoli attori del mercato, incluse alcune delle stesse autorità nazionali garanti della protezione dei dati, benché fosse stato proposto per la prima volta dalla Commissione nel 2012 e adottato nella sua forma finale nell’aprile 2016.
Nel giro di alcuni anni, come è successo per il Gdpr, anche la proposta di Direttiva sul copyright nel mercato unico digitale attualmente materia di discussione avrà probabilmente un impatto sulla vita quotidiana e le abitudini online delle persone residenti nell’Ue. Di nuovo in modo simile al Gdpr, per il suo carattere tecnico il tema ha generato un acceso dibattito tra hacktivisti, professionisti dei media e rappresentanti del mondo digitale, ma finora ha riscosso poca attenzione dai mezzi d’informazione, nonostante l’ampio spettro delle sue implicazioni.
Dato che la commissione giuridica del Parlamento europeo prevede di votare l’attuale proposta tra il 20 e il 21 giugno, un certo numero di europarlamentari ha iniziato a parlarne su Twitter (22 parlamentari hanno menzionato la parola “copyright” in 199 tweet in inglese negli ultimi 3 mesi). A giudicare da questi tweet, è difficile trovare un singolo europarlamentare che dimostri supporto per la direttiva nella sua attuale forma. Con hashtag del tipo #SaveYourInternet, #FixCopyright, #CensorshipMachines, #savethelink, e #LinkTax, quasi tutti i parlamentari europei che hanno diffuso tramite Twitter un parere sulla proposta lo hanno fatto per criticarne delle parti.
Più di un centinaio di membri del Parlamento europeo di ogni colore politico (di cui però pochissimi appartenenti al Partito popolare europeo) si sono esplicitamente opposti all’articolo 11 della proposta, che punta a incrementare i profitti degli editori introducendo una tariffa anche per gli estratti di testo, spesso pubblicati insieme ai link.
Inoltre, l’articolo 13 (sul filtro preventivo obbligatorio per i contenuti caricati su internet) è stato duramente criticato da un ampio numero di soggetti, dalla Wikipedia Foundation e Creative Commons a gruppi di lobby che includono le più grandi aziende che lavorano in internet. I creatori di contenuti, come ad esempio “Copyright 4 creativity“ e le organizzazioni open source (ad esempio, Save code share), stanno facendo attivamente campagna contro le misure proposte. In una lettera aperta pubblicata di recente, decine di luminari e pionieri del mondo di internet esponevano alcune delle loro principali preoccupazioni.
L’articolo 3 (in materia di estrapolazione di testo e dati), che riguarda un ambito normalmente di nicchia, è stato anch’esso oggetto di critiche da parte dei parlamentari europei, dei sostenitori del comparto pubblico e anche da molti lavoratori del settore (sia appartenenti a enti no-profit, sia ad aziende), inclusa una rete di ricerca sovvenzionata dall’Ue il cui scopo è “migliorare la diffusione dell’estrapolazione di testo e di dati (#TDM) all’interno dell’Unione europea.”
Tra gli europarlamentari, la principale (e forse unica) voce che su Twitter sostiene l’attuale proposta è il suo relatore, Axel Voss (Ppe). Nonostante ciò, si prevede che la commissione giuridica del Parlamento europeo approvi anche alcuni tra i provvedimenti più controversi contenuti nella proposta. Per conoscere più opinioni a favore di questa riforma, è possibile consultare anche la campagna Empower Democracy, lanciata da un gruppo di grandi editori europei.
L’europarlamentare più impegnata contro la proposta è Julia Reda (Verdi–ALE), che ha twittato molto in proposito e ha creato una sezione dedicata all’argomento sul suo sito web, spiegando le sue critiche nel dettaglio e fornendo più informazioni riguardo all’iter di approvazione della proposta.
Tra le campagne in corso contro la proposta, ricordiamo Save the link, Save your internet, Save code share e Fix copyright. La proposta stessa e i documenti ufficiali relativi possono essere consultati sul sito ufficiale del Parlamento europeo
Nota: Come autore di un pacchetto per il linguaggio di programmazione R che punta a facilitare l’estrapolazione di testo, sono io stesso preoccupato dalle restrizioni contenute nella direttiva proposta; la riforma, a seconda dell’appartenenza di un dato soggetto, può o meno autorizzare l’analisi strutturata di contenuti presenti online. Come chiunque usi i software open source e i codici di scrittura e condivisione, sono anche preoccupato per l’impatto potenzialmente distruttivo dei filtri di caricamento (come proposto all’articolo 13) sulle comunità open source (vedi la campagna già menzionata “Save code share”).