Quanto hanno speso su Facebook le istituzioni e i partiti europei
Nella campagna per le elezioni europee di maggio, le istituzioni dell’UE e i partiti europei hanno speso quasi 4 milioni di euro in post a pagamento. I dati pubblicati da Facebook permettono di vedere quanto è stato speso nei diversi paesi, e chi ha investito di più.
Quanto hanno speso su Facebook le istituzioni e i partiti europei
Nella campagna per le elezioni europee di maggio, le istituzioni dell’UE e i partiti europei hanno speso quasi 4 milioni di euro in post a pagamento. I dati pubblicati da Facebook permettono di vedere quanto è stato speso nei diversi paesi, e chi ha investito di più.
3,9 milioni di euro per un totale di 6686 inserzioni, in gran parte mirate a mobilitare gli elettori di vista delle elezioni europee del mese scorso. Questi i numeri dei post politici a pagamento pubblicati su Facebook tra inizio marzo e fine maggio 2019 nei 28 paesi dell’Unione europea da parte del Parlamento europeo, della Commissione europea e delle organizzazioni che riuniscono i diversi partiti dell’Europa. A rivelarlo sono i dati resi pubblici dalla Libreria inserzioni di Facebook .
Dati incompleti
I dati sulle pubblicità politiche pubblicati da Facebook non specificano tutti i dettagli sugli investimenti, come spiega questo articolo di Journalism++. Ad esempio, non specificano i destinatari a cui hanno mirato gli annunci e alcune informazioni riguardo l’investimento delle sezione locali dei partiti mancano. I dati su cui abbiamo basato la nostra analisi sono liberamente consultabili qui.
La spesa sostenuta dalle istituzioni e dagli attori politici europei ha rappresentato il 16% della spesa complessiva con finalità politiche sostenuta in questi tre mesi all’interno dell’Unione europea, mentre la quasi totalità delle altre inserzioni è stata pubblicata da partiti nazionali o da singoli candidati. Anche da questa prospettiva, si possono notare il peso predominante che continuano ad avere i partiti nazionali nella politica europea e la debolezza delle organizzazioni che cercano di federare partiti affini attraverso i confini – ma si può notare anche il crescente protagonismo online del Parlamento europeo, che probabilmente non aveva mai investito così tante risorse in inserzioni a pagamento sui social network.
Le spese delle istituzioni europee
Mentre la Commissione europea ha speso solo 105.000 euro, nei tre mesi precedenti le elezioni europee del 23-26 maggio il Parlamento europeo ha destinato 3,3 milioni di euro a post sponsorizzati su Facebook. Le inserzioni erano mirate principalmente a invitare i cittadini al voto, nell’ambito della campagna di comunicazione “Stavolta voto” : potrebbero aver contribuito a far risalire l’affluenza alle elezioni europee dopo decenni di calo continuo.
Le spese del Parlamento si sono distribuite in modo piuttosto ineguale tra gli stati membri: in termini assoluti i paesi più popolosi hanno naturalmente visto gli investimenti più alti, ma se si guarda alla spesa in rapporto alla popolazione il quadro è molto vario. Negli stati membri del Sud-Est Europa il Parlamento ha speso tra i 700 e i 1400 euro ogni centomila cittadini, al di sopra della media europea. L’unica eccezione nella regione è stata la Romania, dove il Parlamento ha investito solamente 95 euro ogni centomila persone.
Mentre la pagina dell’ufficio del Parlamento europeo in Romania ha investito in pubblicità su Facebook un ammontare pro capite simile a quello degli altri uffici nazionali, gli annunci sponsorizzati della pagina Facebook “European Parliament ” (pubblicati in molte lingue diverse) hanno raggiunto pochissimi romeni. Dietro ciascun annuncio visualizzato in altri paesi di medie dimensioni dell’Europa meridionale c’erano 1460 euro di investimento (Grecia), 1240 (Portogallo) e 810 (Bulgaria); dietro quelli promossi in Romania c’erano solamente 280 euro.
Anche se l’investimento del Parlamento europeo in post sponsorizzati è stato inferiore a 1 cent per cittadino nell’arco di tre mesi, la spesa investita dalle istituzioni europee è stata molto significativa in numerosi paesi: in 13 stati membri su 28 ha rappresentato più del 20% del totale delle somme investite in annunci politici su Facebook. In paesi come la Francia, la Bulgaria e Cipro, tra i post sponsorizzati a contenuto politico circa il 40% era finanziato dal Parlamento europeo – e in Slovenia addirittura più della metà del totale. In altri stati membri l’attività Facebook a pagamento da parte delle istituzioni europee è stata invece molto più marginale, compresi paesi delicati dal punto di vista politico, come la Polonia e l’Ungheria.
Le spese dei partiti europei
Mentre gli investimenti destinati dal Parlamento europeo alla promozione di contenuti su Facebook sono stati rilevanti, quelli dei partiti europei sono stati trascurabili, con poche eccezioni. È un’indicazione del fatto che dei veri partiti paneuropei ancora non esistono, benché stia emergendo uno spazio politico comune. Nel loro complesso, nei 28 paesi membri i partiti transnazionali che raccolgono gli europarlamentari di uno stesso orientamento hanno speso in campagne pubblicitarie su Facebook 449.000 euro nei tre mesi precedenti le elezioni – una cifra vicina a quella spesa nello stesso periodo da singoli partiti nazionali, come Podemos in Spagna o Vlaams Belang in Belgio.
Gli unici ad aver investito in modo significativo nella propaganda politica via Facebook sono stati i Verdi: 272,440 euro sono stati spesi dai Verdi europei, mentre 20,951 dai loro alleati dell’Alleanza libera europea, più una piccola somma di 2,065 euro spesi dalla pagina Facebook dei Verdi al parlamento europeo, per un totale di 295,456 euro. Anche i due nuovi partiti transeuropei Volt e DiEM25 hanno speso molto: Volt ad esempio ha investito più dei socialisti europei e oltre dieci volte più dei liberali dell’ALDE. Gli oltre mille post sponsorizzati rivolti al pubblico tedesco (un numero di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altro partito e paese europeo) probabilmente hanno contribuito a far eleggere un candidato di Volt nel paese.
A parte queste eccezioni, la propaganda online svolta dai partiti paneuropei è rimasta insomma marginale rispetto a quella realizzata dai partiti nazionali. È un’ulteriore conferma del fatto che regolamentare le spese online e la trasparenza dei partiti europei è utile, ma è decisivo che le norme sulla trasparenza vadano a coprire anche le spese dei partiti nazionali, che continuano a gestire la grande maggioranza degli investimenti in pubblicità politica online.