Polonia e Ue: tre anni di litigi
Dal 2015 le relazioni tra l’Unione europea e il governo polacco sono state sempre più difficili a causa delle ripetute violazioni da parte di Varsavia dello stato di diritto e del valori fondamentali europei. Per fare un po’ di chiarezza sulla questione, Biqdata ha ricostruito tre anni di dispute.
Polonia e Ue: tre anni di litigi
Dal 2015 le relazioni tra l’Unione europea e il governo polacco sono state sempre più difficili a causa delle ripetute violazioni da parte di Varsavia dello stato di diritto e del valori fondamentali europei. Per fare un po’ di chiarezza sulla questione, Biqdata ha ricostruito tre anni di dispute.
Sin da dicembre 2015 la Commissione europea ha manifestato la sua preoccupazione, rivolgendo interrogazioni e avvertimenti a Varsavia. I problemi sul tavolo sono principalmente lo stato di diritto, il disboscamento della foresta Białowieża, il ricollocamento dei rifugiati, l’inquinamento e altre problematiche minori.
Nell’ultima seduta prima della pausa estiva, il Sejm (il parlamento polacco) si è occupato di nuovo delle modifiche alla legge sui pubblici ministeri e di alcune altre leggi. Il partito Libertà e Giustizia (PiS) ha incostituzionalmente interrotto il mandato della presidente della Corte suprema, e dato che tra i giudici della Corte non ha trovato qualcuno che volesse assumere la carica, ha intenzione di modificare il processo di nomina e il modo in cui il presidente è scelto tra i designati.
La Corte suprema si è già espressa sul progetto di legge, dichiarando che queste proposte sono un esempio di un uso estremamente strumentale della legge per raggiungere obiettivi politici. Se i cambiamenti saranno approvati, costituiranno la quinta modifica dei regolamenti che governano la selezione dei nuovi giudici della Corte Suprema.
Il 25 luglio, la Corte europea di giustizia del Lussemburgo ha pronunciato un verdetto sulla questione posta da un tribunale irlandese che si è rifiutato di estradare un cittadino polacco accusato di traffico di droga. La Corte suprema di Dublino vuole capire se può rifiutarsi di rispettare il mandato d’arresto europeo, un’ipotesi basata sulla convinzione che in Polonia lo stato di diritto non sia garantito.
Nel gennaio 2016, l’allora Prima Ministra Beata Szydło face un discorso al Parlamento europeo durante il dibattito sulla situazione nel suo paese: Szydło cercò di convincere gli eurodeputati che non esistesse alcuna violazione della Costituzione in Polonia, e che le modifiche intervenute fossero conformi agli standard europei. All’epoca, il pretesto per il dibattito fu l’attacco del Pis contro il Tribunale costituzionale e le restrizioni alla libertà nei mezzi d’informazione polacchi. In quell’occasione, i media europei sottolinearono il fatto che Beata Szydło non avesse risposto in maniera convincente alle problematiche sollevate, e che le sue argomentazioni non avessero convinto nessuno.
Nel luglio 2018 è toccato all’attuale primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, rivolgersi agli europarlamentari a Strasburgo. Morawiecki ha spiegato che il PiS stava combattendo il post-comunismo attraverso le riforme della giustizia, ma gli è stato risposto che le divisioni in Europa, rese più gravi da Varsavia, fanno felice una sola persona: Vladimir Putin.
La timeline qui sotto mostra come si è evoluta negli anni la disputa tra il governo polacco e la Commissione europea, che nel frattempo ha aperto una procedura contro la violazione dello stato di diritto a Varsavia.