Le foreste sono tornate: l’importanza del rimboschimento in Europa
Meno del 4% delle foreste del pianeta si trovano in paesi dell'Unione europea e sono condivise tra non meno di 16 milioni di proprietari. Anche se nell’Ue non c'è una politica forestale comune, il Green Deal europeo è destinato ad accrescere il ruolo e l’importanza del rimboschimento.
Le foreste sono tornate: l’importanza del rimboschimento in Europa
Meno del 4% delle foreste del pianeta si trovano in paesi dell’Unione europea e sono condivise tra non meno di 16 milioni di proprietari. Anche se nell’Ue non c’è una politica forestale comune, il Green Deal europeo è destinato ad accrescere il ruolo e l’importanza del rimboschimento.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’area boschiva del pianeta è stimata a 3,9 miliardi di ettari. Si tratta di circa il 30% della superficie terrestre mondiale. La FAO stima che la cifra sia diminuita di 13 milioni di ettari di foreste all’anno tra il 2000 e il 2010, per cause naturali o per via della deforestazione. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, l’area boschiva è cresciuta di circa 5 milioni di ettari all’anno.
Dei 3,9 miliardi di ettari la Russia ha la quota più alta, con il 20,4% delle foreste del pianeta. Il Brasile ha il 12,3% del totale e il Canada l’8,68%. Se consideriamo l’Ue come unità, i 27 Stati membri dell’Ue sono al 6° posto in questa classifica, con il 3,95%. Questo dato rappresenta 157 milioni di ettari, ovvero il 38% del territorio dei 27 Stati membri. Per quanto riguarda gli altri usi del suolo, nell’Ue il 44,7% viene utilizzato per l’agricoltura, mentre il 4,83% è edificato. La maggior parte delle foreste europee sono di proprietà privata (circa il 60%, contro il 40% di proprietà degli Stati).
Foreste nazionali
I trattati europei non fanno particolare riferimento alle foreste, e l’Ue non ha una politica forestale comune, rimasta principalmente di competenza degli Stati membri. In termini di area boschiva per paese, ci sono enormi differenze all’interno dell’Ue.
Guardando ai numeri assoluti, ci sono 21,48 milioni di ettari di foreste in Finlandia e 206 ettari a Malta. La Svezia registra la quota più alta di foreste, con 26,47 milioni di ettari, pari al 58,91% del paese. C’è un altro Stato con più della metà del suo territorio (55,96%) ricoperto di foreste. L’Ungheria è al 21° posto con 1,74 milioni di ettari di foreste, cioè il 18,76% della superficie del paese (93.000 km2).
In termini di ettari di foreste pro capite, i finlandesi (4,23) e gli svedesi (3,18) primeggiano, mentre i maltesi, i belgi e gli olandesi non hanno quasi nessuna foresta, dato che i valori pro capite in questi paesi sono tutti inferiori a 0,1/ettaro. La situazione non è molto più rosea in Ungheria, che si trova nella seconda metà della classifica con 0,22/ettari pro capite.
In conclusione, va aggiunto che secondo i dati dell’Istituto centrale di statistica dell’Ungheria (KSH), l’estensione dell’area boschiva nel paese è stata di 1,94 milioni di ettari nello stesso anno, nel 2018, pari a quasi il 21% di copertura forestale. I dati summenzionati sono stati forniti per tutti i paesi dell’Ue dal Servizio di monitoraggio del territorio di Copernicus , che opera sotto la direzione del Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) e dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) .
Le nostre foreste sono sparite
Da un punto di vista storico, si può notare che prima dell’inizio dell’attività umana, l’84% dell’attuale superficie dell’Ungheria era occupata da foreste. Dai dati recenti emerge che anche l’arida Grecia, con il 20% di copertura forestale, è in vantaggio sull’Ungheria. Inoltre, in questi dati le foreste non sono definite come boschi contigui di alta qualità con una grande chioma né tantomeno come piantagioni, ma piuttosto come aree dedicate alle foreste. Quindi anche le ex-foreste recentemente sfruttate sono incluse nelle statistiche.
Il problema della deforestazione non è nuovo. Nella prima metà del Ventesimo secolo, la copertura forestale dell’attuale Ungheria era solo dell’11,8% del totale, e solo una piccola parte di questa percentuale corrispondeva all’area boschiva iniziale. Quasi la metà delle foreste ungheresi vengono oggi piantate con specie arboree estranee e non nativi (acacia, pino, pino nero, pioppi canadesi, ecc.). L’area boschiva ungherese attuale cattura le emissioni di CO2 di 3 milioni di auto (nel paese ce ne sono 3,38 milioni secondo un dato del 2016 ), il tutto senza prendere in considerazione veicoli più grandi con emissioni più elevate.
I vantaggi degli alberi
Le foreste attive producono delle risorse, in particolare il legno. Il legno viene estratto dalla stragrande maggioranza delle foreste dell’Ue, cioè 134 milioni di ettari. Ma in queste foreste il disboscamento rappresenta solo i due terzi circa dell’aumento della quantità annuale di legname utilizzato. L’uso primario del legno è la produzione di energia (42% del volume), la segheria (24%), l’industria cartaria (17%) e l’industria dei pannelli (12%). Circa la metà dell’energia rinnovabile utilizzata nell’Ue proviene dal legno.
Il settore agricolo e forestale (industria del legno e industria cartaria) rappresenta circa l’1% del PIL dell’Ue e il 5% del PIL della Finlandia, dove impiega circa 2,6 milioni di persone.
Dal cosiddetto rapporto Thomas del 1995, l’Ue ha occasionalmente sviluppato strategie per le foreste europee. Questi studi hanno generalmente due obiettivi principali: garantire la gestione sostenibile delle foreste europee e rafforzare il contributo dell’Ue alla promozione della silvicoltura sostenibile e alla lotta contro la deforestazione a livello globale.
Un nuovo stimolo dal Green Deal
L’ultima delle iniziative, il Green Deal europeo, potrebbe in linea di principio avere il maggiore impatto. Il piano è stato elaborato dalla Commissione Von der Leyen e presentato nel dicembre 2019, pochi giorni dopo l’insediamento dei Commissari europei. L’obiettivo principale è quello di raggiungere la neutralità climatica dell’Ue entro il 2050, permettendo così all’Unione di contribuire ad arrestare il riscaldamento globale. Il piano sembra ambizioso, anche se molti ritengono che non sia sufficiente.
Il Green Deal riguarda anche le foreste, anche se la parola “foresta” compare solo otto volte nel documento. Il rapporto afferma che, “sulla base della strategia per la biodiversità del 2030, la Commissione elaborerà una nuova strategia forestale per l’Ue [che] avrà come obiettivi chiave l’effettivo rimboschimento, la salvaguardia e il ripristino delle foreste in Europa, per contribuire ad aumentare l’assorbimento di CO2, ridurre l’incidenza e l’estensione degli incendi boschivi e promuovere la bioeconomia”.
Come in passato, la Commissione prevede questo intervento nell’ambito della politica agricola comune (PAC). I Commissari sottolineano che, in assenza di una competenza dell’Ue, i piani strategici degli Stati membri dovrebbero incentivare i gestori delle unità forestali a salvaguardare, coltivare e gestire le foreste in modo sostenibile. La Commissione prevede inoltre di adottare misure normative, tra le altre, per promuovere i prodotti importati e le catene del valore che non comportano la deforestazione e il degrado forestale.
Molto prima del Green Deal, nel 2018, l’ambientalista Gábor Bakó ha pubblicato uno studio sulla rivista National Geographic, ribadendo che le foreste sono indispensabili nella lotta contro il cambiamento climatico. “Le foreste sono ecosistemi dinamici che si autoregolano e che hanno un’influenza quasi incomprensibile sul clima. Un albero può rilasciare nell’aria 8-10 volte più umidità di una superficie oceanica che ha la stessa area della sua chioma, ma lo fa solo quando è necessario, in risposta agli impatti ambientali. Le conseguenze delle aree agricole e delle piantagioni energetiche pavimentate e sfruttate sono compensate dai servizi ecosistemici della foresta semi-naturale, che spesso ostacolano i processi di disidratazione, la dispersione degli inquinanti e la diffusione di allergeni e specie aliene che si diffondono bene sui terreni degradati. Pertanto, oltre al loro ruolo nell’economia, le foreste sono essenziali per il mantenimento di un ambiente vivibile e lo sviluppo economico”, sottolinea lo studio.
Interessi settoriali
La Confederazione europea dei proprietari forestali (CEPF), che raggruppa 16 milioni di membri, ha dichiarato che l’inclusione delle foreste nel Green Deal è un importante passo avanti. Tuttavia, la Confederazione osserva che la nuova strategia avrà come obiettivi principali il rimboschimento, la salvaguardia e il ripristino, mentre restano da trovare soluzioni su come utilizzare al meglio l’intera gamma di servizi forestali. La gestione sostenibile delle foreste dovrebbe avere un ruolo chiave nella scena politica europea, aggiunge la CEPF. I proprietari forestali sono anche favorevoli al fatto che la Commissione, dopo aver notato che lo sviluppo rurale è di fondamentale importanza per il settore forestale, intenda affrontare la questione di come l’agricoltura circolare e biologica possa essere sostenuta attraverso i fondi europei.
In concomitanza con il Green Deal, l’Istituto forestale europeo (EFI) ha pubblicato uno studio su larga scala intitolato “Plantation forests in Europe: challenges and opportunities” (Le foreste piantate in Europa: sfide e opportunità). In questo lavoro di ricerca gli autori sostengono che le foreste piantate sono state spesso viste in maniera negativa, ad esempio dal punto di vista della monocoltura e della biodiversità. E ciò perché in passato, la scarsa selezione delle specie arboree e la cattiva gestione delle foreste, così come la mancata considerazione delle questioni sociali (soprattutto degli interessi delle comunità locali), hanno talvolta causato problemi con gli sforzi di rimboschimento e hanno portato a screditare la piantagione di specie forestali. Tuttavia, gli autori affermano che le foreste piantate non sono necessariamente problematiche se vengono coltivate e gestite in modo da tenere conto degli impatti ambientali, dell’equilibrio dei vari servizi ecosistemici e dell’intera gamma di opinioni delle parti interessate. In molte regioni, i paesaggi dove l’uso del suolo comprende foreste piantate sono estremamente efficaci nel migliorare l’integrità ecologica e affrontare le sfide climatiche e ambientali. Le foreste piantate hanno spesso un ruolo importante nel ripristino del paesaggio e possono rigenerare terreni degradati, migliorando così i servizi ecosistemici.
Se ben gestite, le foreste piantate sono in grado di fornire in modo sostenibile una parte significativa dei beni e servizi richiesti dalla società. Inoltre, le piantagioni forestali stanno passando sempre di più da investimenti su larga scala in monocolture, a investimenti su piccola o media scala in cui le famiglie e le comunità locali sono proprietarie o comproprietarie oltre ad essere impiegate nella silvicoltura e nella lavorazione del legno.