La mobilità va bene, purché all’interno dell’Ue
Aumenta l’entusiasmo degli europei per la mobilità all’interno dell’Unione, ma rimangono globalmente ostili – gli italiani fra i primi – a quella extraeuropea.
Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro la maggior parte degli europei (il 64 per cento) ha un’opinione piuttosto positiva degli immigrati provenienti da un altro paese dell’Unione Nel maggio 2015, osservava di recente il think-tank Bruegel, “il 51 per cento delle persone interrogate aveva un’opinione molto o piuttosto positiva a proposito dell’immigrazione proveniente da altri paesi dell’Ue. Il 40 per cento un’opinione molto o abbastanza negativa e il 9 per cento non rispondeva. Da allora il sostegno all’immigrazione infra-Ue è aumentato costantemente”.
Secondo Bruegel, questo significa che “oltre i due terzi dei cittadini europei hanno un’opinione positiva sulla mobilità all’interno dell’Ue”. Un sentimento condiviso da quasi tutti i paesi europei – compreso il Regno Unito sulla via dell’uscita dall’Ue – con l’unica eccezione di Cipro, dove la metà degli abitanti pensa il contrario.
Se questi dati sono apparentemente positivi, vanno paragonati con quelli che riguardano la percezione dell’immigrazione proveniente da paesi terzi (seconda infografica). Ci si rende conto che la stragrande maggioranza degli europei hanno un’opinione globalmente negativa rispetto agli stranieri che non provengono dall’Ue, contrariamente a quelli di provenienza comunitaria. Solo in tre paesi – la Slovacchia, Cipro e l’Italia – si registra un’opinione globalmente negativa nei confronti degli stranieri provenienti o meno dall’Unione.
“I lussemburghesi, gli irlandesi e gli svedesi sono i più favorevoli alle migrazioni infra-Ue, e nello stesso tempo sono favorevoli all’immigrazione extracomunitaria. Al contrario, il sostegno è molto debole in alcuni paesi d’Europa centro-orientale (Repubblica ceca, Slovacchia, Lettonia, Ungheria ed Estonia)”, osserva ancora il think-tank brussellese. Il quale aggiunge tuttavia che questa percezione dell’immigrazione extra-Ue non si è deteriorata durante la crisi dei rifugiati, rimanendo più o meno stabile.