In Italia i femminicidi stanno diminuendo meno degli omicidi
Rispetto al resto d'Europa, il numero di omicidi in Italia è basso e il numero di vittime maschili è diminuito drasticamente nel corso degli anni. Ma lo stesso non si può dire delle donne. Nel frattempo, a livello europeo, l'eterogeneità delle classificazioni degli omicidi rende difficile il conteggio dei femminicidi.
«Una guerra silenziosa contro le donne». Così è stato definito il fenomeno dei femminicidi dall’Istituto mediterraneo per il giornalismo investigativo (Miir) di Atene in una recente inchiesta pubblicata in collaborazione con 17 testate internazionali aderenti allo European data Journalism network. Tra gli altri dati che emergono dall’analisi europea, fa impressione il trend emerso dopo la pandemia: la Grecia ha avuto il più alto aumento annuo di femminicidi (+187,5%), da 8 episodi nel 2020 a 23 rilevati 2021; la Slovenia ha registrato un aumento del 100% nel 2020; confrontando i dati del biennio pandemico con quelli del 2019, anche Germania e Italia hanno visto un aumento significativo dei femminicidi.
Il trend post pandemia
«I dati dei paesi europei sono abbastanza simili, ma il fenomeno dei femminicidi negli ultimi anni è più avvertito nei paesi latini, dove continua a crescere la sensibilità sulle violenze di genere, anche per ragioni socio-culturali». Con queste parole Stefano Delfini, direttore del servizio di analisi criminale della direzione centrale Polizia Criminale, presenta gli ultimi dati italiani, consapevole dell’attenzione crescente sul fenomeno. Le ultime analisi sulle violenze di genere, elaborate dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, verranno presentate l’8 marzo nell’ambito delle celebrazioni della Festa della donna.
La difficoltà di raccogliere dati sui femminicidi
È parte integrante di questa “guerra” la difficoltà stessa di raccogliere dati omogenei a livello europeo sui femminicidi. «Non esiste una fattispecie di reato specifica e le statistiche che pubblichiamo ogni settimana per monitorare il fenomeno si fondano solo sulle informazioni operative di Polizia che ci permettono di ricostruire l’accaduto. Solo così arriviamo a catalogare l’omicidio in base al contesto in cui è avvenuto e sulla relazione tra vittima e autore», spiega Delfini.
Il dibattito sull’opportunità di riconoscere il femminicidio come un crimine a sé stante è presente in molti Paesi europei. Finora solo due Stati, Cipro e Malta , hanno osato fare questo passo. Gli altri (Grecia, Serbia, Francia, Austria, Germania e Francia) non hanno un riconoscimento legale vero e proprio. Analogamente nel caso italiano esistono aggravanti per la violenza domestica e sessuale, ma a oggi non esiste un aggravante per il movente di genere.
L’istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), il principale riferimento statistico su questa materia, lo definisce come l’omicidio di una donna per via della sua appartenenza di genere. Riprendendo la definizione della commissione statistica dell’Onu, adottata anche da Istat in Italia.
Lo stesso istituto (Eige), che si occupa di condurre ricerche e monitorare le politiche sulla violenza contro le donne, ha avviato un’indagine sui femminicidi nel 2020, ma i risultati non dovrebbero essere pubblicati prima del 2024. Nel frattempo, richiedendo dati statistici alle autorità nazionali competenti per gli anni 2010-2021, il Miir – insieme ai partner di Edjnet – ha creato un nuovo database sulle violenze di genere nei Paesi europei.
La difficoltà di trovare dati europei consolidati sul fenomeno è legata alla scarsa omogeneità delle classificazioni degli omicidi a livello europeo. Per poter classificare l’omicidio volontario di una donna come femminicidio è necessario aspettare l’esito giudiziario, per individuare il colpevole e i suoi moventi. Oppure è necessario che l’omicidio sia avvenuto da autori di sesso maschile e che si verifichi tra ex o attuali coniugi o partner, o in ambito domestico. Per risultati più affidabili, a causa dei diversi metodi di registrazione dei femminicidi da paese a paese, gli autori dell’inchiesta hanno scelto di confrontare la variazione percentuale dei femminicidi tra gli anni nei paesi con dati disponibili, al posto del numero assoluto. Inoltre, i dati sono stati estrapolati a tassi comparabili per 100mila abitanti.
Il trend dei femminicidi
L’allarme in ambito domestico
In generale l’Italia presenta il secondo dato più basso d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni 100mila abitanti. Più elevato solo di quello del Lussemburgo (0,32) e ben al di sotto della media Ue (0,89). Anche per quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue (0,38 contro 0,66).
Tuttavia se negli anni il numero di uomini vittime di omicidio si è fortemente ridotto nel nostro paese, lo stesso non si può dire delle donne, per le quali il miglioramento è stato molto più lento e contenuto. Indice del fatto che si tratta di un problema strutturale che richiede delle politiche specifiche. Nei primi anni Novanta, riporta Istat, per ogni donna uccisa erano uccisi 5 uomini. Nel tempo tale rapporto è gradualmente diminuito fino ad arrivare nel 2021 a 1,6. «Il numero di donne uccise negli anni è rimasto sostanzialmente stabile, a fronte invece di una diminuzione degli omicidi», commenta il responsabile della Polizia criminale del Viminale.
Se poi consideriamo le uccisioni di donne solo da parte di familiari, partner o ex partner della vittima, vediamo che la loro incidenza è lievemente diminuita (da 0,36 nel 2012 a 0,32 nel 2021). Ma è aumentata in rapporto al totale degli omicidi di donne. Risulta infatti marcatamente in aumento il rapporto tra gli omicidi in ambito domestico e il totale degli omicidi volontari di donne. Nel 2017, il momento in cui è stata più bassa, la quota si attestava al 73% circa. Mentre nel 2020 ha superato l’85%, dopo un graduale incremento.
Insomma, diminuiscono gli omicidi, ma non quelli in ambito domestico.
La situazione in Italia: i primi mesi 2023
Le forze di Polizia rilevano tutta una serie di informazioni, a fronte di un omicidio. Ma il percorso giudiziario poi è lungo e attualmente non è possibile mettere a sistema questi dati. «Dopo un lieve calo di donne uccise da partner o ex partner rilevato nel 2022, purtroppo nei primi mesi del 2023 stiamo registrando dati in linea con gli anni precedenti», aggiunge Delfini commentando l’ultimo report sul fenomeno pubblicato lo scorso 6 marzo dal Viminale. «L’obiettivo è mettere a sistema tutte le informazioni sulla violenza di genere», dice Delfini, ricordando che la legge 53/2022 ha previsto proprio che ci sia una raccolta dati finalizzata a dimensionare il fenomeno.
Femminicidi in Italia
Nel 2022 il ministero dell’Interno in Italia ha registrato 319 omicidi di cui 125 con vittime di sesso femminile (circa il 39%). Un totale di 140 episodi hanno avuto luogo in un contesto domestico e in questo caso 103 hanno colpito donne (quasi il 74%). Se specifichiamo ulteriormente, sono stati 67 i delitti commessi da partner o ex partner, 61 con vittime donne, ovvero il 91 per cento.
A questi dati consolidati, nei primi mesi 2023 si aggiunge «una rilevanza crescente degli omicidi di donne all’interno della dinamica relazionale figli-genitori».
Una legge contro la violenza di genere
«Stiamo lavorando con diversi attori, incluso il ministero della Giustizia, per raccogliere informazioni sempre più puntuali sul fenomeno», fa sapere Delfini della Polizia criminale. Il percorso avviato dal tavolo interministeriale che coinvolge anche la ministra per le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, si affianca alla Commissione d’inchiesta parlamentare , da poco rinnovata al Senato.
Decisioni nazionali che si muovono in linea con la storica decisione del 22 febbraio 2023 del Consiglio europeo: dopo 6 anni di rinvii dovuti alla costante opposizione di vari Stati membri, ha deciso che l’Unione europea aderisca alla Convenzione di Istanbul come entità transnazionale. In vigore dal 2014, la Convenzione è il primo testo internazionale giuridicamente vincolante che stabilisce criteri per la prevenzione della violenza di genere. A cui si aggiunge la richiesta della Commissione europea al Parlamento europeo di adottare quanto prima una proposta di direttiva, presentata lo scorso marzo , per combattere il fenomeno, con l’obiettivo di fissare gli standard minimi per la criminalizzazione di determinate forme di violenza contro le donne.