In Europa, trovare una casa è diventato un lusso

Nella maggior parte dei paesi dell'Ue i prezzi delle casa e degli affitti aumentano più rapidamente dei redditi. E trovare una casa è diventato un problema.

Pubblicato il: Dicembre 14th, 2017
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In Europa, trovare una casa è diventato un lusso

Nella maggior parte dei paesi dell’Ue i prezzi delle casa e degli affitti aumentano più rapidamente dei redditi. E trovare una casa è diventato un problema.

In una nota divulgata in ottobre, Patrick Arthus, direttore delle ricerche e degli studi presso Natixis, ha spiegato che “l’aumento dei prezzi nel settore immobiliare, che mostra un andamento superiore a quello dei salari, è una delle cause principali della sensazione d’impoverimento percepita dai lavoratori dipendenti francesi”. E la complicata questione abitativa non riguarda soltanto la Francia, poiché nell’anno 2016, in tutta Europa, si è registrato il più elevato aumento dei prezzi degli alloggi in vendita sin dalla crisi finanziaria del 2008. Infatti, i prezzi sono saliti del 4,4 per cento nel 2016 (contro il 4 per cento registrato nel 2015 e il 2,5 per cento del 2013), stando alla seconda edizione del rapporto sulla situazione abitativa in Europa, pubblicato da Housing Europe, una federazione di proprietari di alloggi popolari pubblici e cooperativi che detiene 26 milioni di alloggi in 24 paesi europei.

Nonostante le forti disparità, gli stati europei condividono dunque un mal comune: l’alto costo delle abitazioni. Il presidente di Housing Europe Cédric Van Styvendael ha affermato: “questa constatazione è chiaramente in contrasto con il discorso rassicurante pronunciato dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sul ritorno alla crescita in Europa e ciò non mi consente di condividere il suo ottimismo”.

Quest’anno, non meno di dieci paesi hanno superato la soglia d’allerta, stabilita dall’Unione europea, del 6 per cento di crescita annuale dei prezzi degli alloggi al netto dell’inflazione, tra cui il Portogallo (+6,1 per cento), l’Irlanda (+6,6 per cento), la Repubblica Ceca (+6,7 per cento) e la Svezia (+7,6 per cento). Secondo gli autori del rapporto, questa pressione all’aumento sarebbe causata in particolare dalle difficoltà nel settore edilizio, che non ha ancora recuperato il livello pre-crisi (nel 2006, questo comparto rappresentava il 6 per cento del Pil, contro il 3,7 per cento registrato nel 2016).

 

In alcuni paesi, l’evoluzione dei prezzi sembra migliorare, come avviene in Grecia, in Italia o in Francia, dove la situazione è rimasta pressoché stabile (+1 per cento nel 2016), dopo aver conosciuto aumenti consistenti. Ma la situazione non è comunque rosea, poiché i prezzi degli alloggi aumentano più rapidamente rispetto ai redditi delle famiglie, la cui situazione economica è peggiorata globalmente a causa della crisi.

Un tasso di sforzo eccessivo

Il risultato è che le famiglie dedicano una parte sempre più consistente del loro budget alla casa. Dal 21,7 per cento registrato nel 2000 (e il 22,5 per cento nel 2005), questa quota costituiva ormai quasi un quarto dei redditi delle famiglie europee nel 2015, attestandosi come prima voce di spesa. Sono sempre di più le famiglie europee che devono affrontare un eccessivo tasso di sforzo per trovare un’abitazione, alla quale dedicano più del 40 per cento dei propri redditi. Questo sforzo diventa ancor più notevole nelle grandi città, dove si concentrano le opportunità lavorative.

Rilanciare la costruzione di alloggi…

Come si può porre rimedio a questa situazione? Tradizionalmente, i governi utilizzano in modo congiunto due tipi di politiche per regolare il settore abitativo: da una parte, l’assegnazione di sussidi per la casa alle famiglie meno abbienti (si parla dunque del lato “domanda”), e dall’altra, la spesa pubblica in favore della costruzione di nuove abitazioni (che invece costituisce il lato “offerta”).

Ora, questa seconda componente è sensibilmente diminuita a partire dalla crisi, come indicano gli autori di una recente nota diffusa in ottobre da Housing Europe. “Mentre nel 2009 il 47 per cento della spesa pubblica degli stati europei nell’ambito abitativo era dedicata alla costruzione di nuovi immobili e il 53 per cento alla concessione di sussidi, queste proporzioni si attestano oggi rispettivamente al 25 e 75 per cento”, si evidenzia nella nota, che invita a rilanciare il sostegno alla costruzione. L’economista francese Pierre Madec, in un recente articolo sul suo blog, spiega che “la massiccia costruzione di alloggi nelle aree in situazione più difficile avrebbe un impatto negativo sui prezzi degli affitti e quindi a lungo termine ridurrebbero la quantità di aiuti personali assegnati”.

 

… Ma non a qualsiasi costo

Bisogna (ancora) costruire degli alloggi a prezzi accessibili, che non vadano a esclusivo beneficio delle classi sociali più agiate. Ma paradossalmente il sostegno pubblico all’edilizia sociale è nettamente diminuito a partire dalla crisi. Tagli di bilancio difficili da giustificare, dal momento che “in numerosi paesi europei la costruzione di alloggi sociali ha avuto un ruolo anticiclico nel periodo immediatamente successivo alla crisi”, come sottolineano gli esperti di Housing Europe. In Europa, si assiste dunque al crescente aumento del numero di cittadini in attesa di una casa popolare. In Francia, 1,9 milioni di persone attendono che la loro domanda venga esaminata, contro gli 1,2 milioni del 2010. In Irlanda, questa cifra è quasi raddoppiata tra il 2008 e il 2010, raggiungendo attualmente le 96mila persone.

Attenzione alla qualità

E se è necessario costruire di più, la soluzione è forse rimuovere le norme ambientali e sociali esistenti nel settore edilizio per ridurre i costi, come prevede il “Piano casa” presentato lo scorso settembre dal ministro francese della coesione territoriale? Non possiamo esserne certi. Le ragioni sono evidenti: la qualità degli alloggi in Europa è già fortemente degradata, secondo un rapporto della fondazione Abbé Pierre pubblicato in marzo, e dunque non ha certo bisogno di un simile livellamento verso il basso.

Sono sempre più numerosi i nuclei familiari europei più fragili, in particolari nei paesi del sud, che non riescono a mantenere una temperatura adeguata all’interno della propria casa, a causa di problemi d’isolamento. Nel 2015, quasi un quarto delle famiglie europee sotto la soglia di povertà (23,5 per cento) evidenziavano difficoltà a riscaldare le proprie case, e questo corrisponde a un aumento di 2,4 punti percentuali rispetto al 2009. Se consideriamo la popolazione complessiva, questa proporzione è rimasta stabile intorno al 10 per cento. In totale, quasi undici milioni di famiglie europee vivono in situazione di grave deprivazione materiale legata alla casa.

Tradotto dal francese da Andrea Torsello – VoxEurop

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