In Europa ci sono sempre più più lavoratori precari
Negli ultimi anni la quota di posti di lavoro precario (a tempo determinato, contratto atipico, indipendenti, “a chiamata”) è aumentata un po’ ovunque in Europa.
In Europa ci sono sempre più più lavoratori precari
Negli ultimi anni la quota di posti di lavoro precario (a tempo determinato, contratto atipico, indipendenti, “a chiamata”) è aumentata un po’ ovunque in Europa.
Viva la precarietà! In Francia la creazione di un bonus-malus sui contratti di breve durata è sul tavolo delle parti sociali, che in questo periodo discutono le regole dell’assicurazione contro la disoccupazione. Fin qui nulla di strano: la quota di contratti a tempo determinato (Ctd) all’interno del lavoro salariato è fortemente aumentata in 35 anni in Francia, passando dal 6% del 1982 al 12% del 2017.
Se i contratti a tempo indeterminato (Cti) restano la norma, è comunque vero che quelli a scadenza rappresentano ormai l’87% delle nuove assunzioni. La quota di contratti da una sola giornata sono passati dall’8% del 2001 al 30% registrato nel 2017. Nel complesso, i contratti a tempo determinato della durata di meno di 3 mesi costituiscono poco più del 5% dell’impiego totale. Un record francese all’interno della zona euro, mentre a livello dell’intera Unione solo la Croazia mostra risultati peggiori (7,1%).
È dunque vero che il contratto a tempo indeterminato in Francia protegge troppo il lavoratore e induce i datori di lavoro a privilegiare contratti a tempo determinato? Non proprio, perché il contratto a tempo indeterminato francese è meno protettivo di quel che sembra.
Inoltre negli altri paesi la precarietà si crea su altre basi, come ad esempio la moltiplicazione degli impieghi a tempo parziale. Tranne alcune eccezioni, i paesi che sono più inclini all’uso dei contratti precari sono quelli che contano meno posti di lavoro a tempo parziale.
Altro fenomeno emergente è la moltiplicazione di contratti a tempo determinato molto brevi presso uno stesso datore di lavoro. Questo avviene per due terzi dei contratti a scadenza della durata di un mese o meno in Francia, secondo l’Unione nazionale interprofessionale francese per l’impiego nell’industria e nel commercio. L’Eurofund sostiene che questa forma di lavoro, talvolta definito “lavoro a chiamata”, si è sviluppata in numerosi paesi europei: riguarda infatti più del 2 per cento della popolazione attiva in Austria, Repubblica Ceca, Finlandia e Regno Unito, mentre resta comunque una quota significativa nei Paesi Bassi e in Svezia, Italia o Norvegia.
Nel frattempo, si sviluppano altre forme di lavoro precario, come il lavoro indipendente, che ha conosciuto un significativo aumento nel giro di 10 anni nei Paesi Bassi e in Regno Unito, e la Francia non è da meno.
Infine, sempre più persone accumulano più impieghi per poter arrivare a fine mese, come ad esempio in Francia.
In breve, a prescindere dalla forma del contratto, la parcellizzazione dell’impiego si generalizza, soprattutto per coloro che sono meno qualificati.
https://www.alternatives-economiques.fr/lemploi-miettes/00087130