Il peso della nostalgia nelle decisioni politiche
Secondo un rapporto dell’istituto Bertelsmann, la “nostalgia” è uno strumento utile per espandere la base elettorale e può dunque essere considerata uno strumento politico. In Italia si registra la percentuale più alta di persone d'accordo con l'affermazione "un tempo il mondo era un posto molti migliore". Di solito queste persone votano per la destra.
Il peso della nostalgia nelle decisioni politiche
Secondo un rapporto dell’istituto Bertelsmann, la “nostalgia” è uno strumento utile per espandere la base elettorale e può dunque essere considerata uno strumento politico. In Italia si registra la percentuale più alta di persone d’accordo con l’affermazione “un tempo il mondo era un posto molti migliore”. Di solito queste persone votano per la destra.
In uno dei suoi ultimi rapporti, The Power of the past – How nostalgia shapes European public opinion , l’istituto Bertelsmann Stiftung ha analizzato il panorama elettorale europeo attraverso il concetto di nostalgia.
Il rapporto spiega che, lungi dall’essere un sentimento che riguarda solo i singoli, la nostalgia è anche uno “strumento politico”.
I ricercatori sostengono che per accrescere le rispettive basi elettorali i leader dell’estrema destra sia quelli dell’estrema sinistra, come Donald Trump, Jeremy Corbyn, Sarah Wagenknecht e Bernie Sanders “hanno sfruttato sentimenti nostalgici”.
L’analisi indaga:
- Chi sono le persone nostalgiche in Europa?
- Dove si collocano i nostalgici nello spettro politico che va da destra a sinistra?
- A che cosa sono favorevoli gli elettori nostalgici in termini di opzioni politiche?
I risultati del rapporto si basano su un sondaggio rappresentativo condotto nel luglio 2018. I database forniscono informazioni relative ai 28 paesi dell’Ue considerati nel loro complesso, e ai 5 paesi più importanti in termini di popolazione: Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna. Nel complesso sono stati interessati dallo studio 10.885 cittadini europei.
In che modo i ricercatori hanno colto e misurato il “livello di nostalgia” tra gli intervistati?
Agli intervistati è stato offerto di scegliere tra quattro possibili opzioni per rispondere alla seguente affermazione: “Un tempo il mondo era un posto molto migliore”. Tra le possibili risposte c’erano le opzioni “completamente d’accordo”, “d’accordo”, “in disaccordo”, e in “completo disaccordo”. Gli intervistati che hanno scelto una delle prime due risposte sono stati considerati nostalgici, e viceversa.
I risultati
In tutto, il 67 per cento dei cittadini dell’Unione europea sostiene che “un tempo il mondo era un posto molto migliore”.
Mentre Francia, Germania e Spagna presentano percentuali simili da questo punto di vista (sono nostalgici il 65, il 61 e il 64 per cento rispettivamente), l’Italia spicca per essere il paese maggiormente nostalgico nei confronti del passato. Al contrario, la Polonia sembra essere il paese più proiettato verso il futuro.
Se si guarda alla distribuzione di nostalgici e non nostalgici per fasce d’età, i dati dimostrano che la nostalgia è maggiore in proporzione all’età fino a una soglia massima specifica, ossia quella dei 36-45enni. Dopo tale età, infatti, sembra ci sia ben poca differenza tra soggetti relativamente più giovani o più anziani.
Da notare che in l’Italia si registra il più alto livello di nostalgia tra le persone di età compresa tra i 16 e 25 anni.
L’analisi ritrae l’elettorato nostalgico anche in termini di fasce socioeconomiche. Nell’Unione, “tra i gruppi più nostalgici, nella stragrande maggioranza ci sono perlopiù uomini, disoccupati e coloro che sentono di appartenere alla classe operaia o sono preoccupati dal punto di vista economico”. Per altro, è interessante notare che “risiedere in una zona rurale” non sembra avere un ruolo determinante.
Come si collocano i soggetti nostalgici nello spettro politico,rispetto a chi non lo è? Nel complesso, i nostalgici hanno maggiori probabilità di essere favorevoli alla destra. Alcuni dati per paese indicano invece che le differenze nelle auto-definizioni ideologiche sono più spiccate tra i francesi e i tedeschi che hanno risposto al sondaggio.
Il rapporto, inoltre, fornisce informazioni in merito alle priorità politiche dei due gruppi, concentrandosi su due delle questioni che creano maggiori dissensi a livello di Unione europea, ossia “immigrazione” e “integrazione nell’Ue”.
Chiedendo agli intervistati di rispondere se erano d’accordo o in disaccordo con queste affermazioni:
- Gli immigrati tolgono posti di lavoro ai nativi locali;
- Chi è immigrato da poco non vuole integrarsi nella società;
- L’immigrazione è un bene per l’economia;
- Gli immigrati arricchiscono la vita culturale della nazione,
i ricercatori hanno potuto dimostrare che “coloro che pensano che un tempo il mondo fosse un posto molto migliore, hanno maggiori probabilità di nutrire pensieri negativi nei confronti del processo immigratorio”.
In ogni caso, quando si è trattato di valutare le preferenze politiche in rapporto all’Ue, gli elettori nostalgici e quelli non-nostalgici sembrano essere meno lontani di quanto ci si potrebbe aspettare. Nondimeno, non si può non notare che le opinioni sono invece particolarmente differenziate non appena si chiede se “uscire o restare” nell’Ue: la quota di chi vuole restare è considerevolmente inferiore tra coloro che si dicono nostalgici del passato (67 per cento rispetto a 82).
Alcune lezioni per i partiti mainstream
Condividendo le loro opinioni sui dati raccolti, i ricercatori fanno notare che “il paradosso del successo della retorica nostalgica è che l’attenzione che essa ripone sul passato comporta la necessità di una rottura radicale con il presente”.
Eppure, lungi dal “trascurare il successo della retorica nostalgica”, i “partiti mainstream” dovrebbero “occuparsi delle ansie nascoste” dell’elettorato nostalgico, perché “le emozioni continueranno ad avere un impatto sulla loro comprensione della società”.
Lasciando da parte le “soluzioni tecnocratiche”, il rapporto auspica che la classe politica riesca a mettere a punto una retorica caratterizzata da una certa sensibilità nei confronti del passato, ma che sia al contempo piena di speranze per il futuro”.