Facebook: più di Zuckerberg, sono gli eurodeputati a esprimersi sul futuro dei social media
Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, non ha avuto molto da dire durante la sua udienza al Parlamento europeo del 22 maggio. Gli eurodeputati, invece, sembrano determinati a introdurre nuove regole: chi è interessato al futuro dei social media deve guardare a Bruxelles piuttosto che a Palo Alto.
Facebook: più di Zuckerberg, sono gli eurodeputati a esprimersi sul futuro dei social media
Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, non ha avuto molto da dire durante la sua udienza al Parlamento europeo del 22 maggio. Gli eurodeputati, invece, sembrano determinati a introdurre nuove regole: chi è interessato al futuro dei social media deve guardare a Bruxelles piuttosto che a Palo Alto.
La visita di Mark Zuckerberg al Parlamento europeo ha suscitato un grande interesse tra gli eurodeputati: ieri, 22 maggio, sono stati 133 i deputati che hanno citato il nome del capo di Facebook su Twitter. Anche se Zuckerberg è stato fatto entrare dall’ingresso solitamente riservato ai capi di Stato, come sottolineato dall’eurodeputata Ana Gomes (gruppo S&D), non si può certo dire che i membri del Parlamento lo abbiano trattato con deferenza durante la discussione.
Per tutti coloro che hanno partecipato alla riunione o per chi l’ha seguita in diretta, il format dell’evento è apparso chiaramente inadeguato: i rappresentanti dei gruppi parlamentari hanno impiegato circa un’ora a porre dozzine di domande, tutte insieme, permettendo così a Zuckerberg di scegliere gli argomenti che più gli convenivano e, in ultima analisi, evitare di rispondere ad alcuni. In effetti, nessuno dei 13 deputati che si sono espressi sul formato dell’audizione ha avuto commenti positivi al riguardo.
L’insoddisfazione per il format ha fatto velocemente il giro tra i deputati, strappando a Zuckerberg la promessa che risponderà in forma scritta alle domande alle quali non ha dato seguito durante l’incontro (a quel punto, il fondatore di Facebook sembrava disposto a concedere qualsiasi promessa pur di uscire dalla stanza il più velocemente possibile).
Nessuno dei deputati al Parlamento europeo è sembrato particolarmente colpito dalle scuse di Zuckerberg né dal suo impegno a creare nuovi posti di lavoro in Europa. Persino Nigel Farage (gruppo EFDD), un forte sostenitore della Brexit che ha sottolineato l’importanza di Facebook e di altre social network nel permettere alle persone di “aggirare il monopolio dei media mainstream” rendendo così possibili risultati elettorali come Brexit, Trump e le recenti elezioni italiane, ha criticato duramente la piattaforma che, secondo lui, discrimina persone e gruppi “conservatori”, censurandoli o limitandone la visibilità sulla piattaforma.
Tuttavia, questo format tanto criticato di fatto ha lasciato più tempo agli eurodeputati che a Zuckerberg e potrebbe, in ultima analisi, risultare positivo. In che senso? Sin dalla sua dichiarazione di apertura Mark Zuckerberg ha reso chiaro un concetto: Facebook non aveva nulla di nuovo da dire sul futuro dei social media.
Gli eurodeputati, al contrario, non solo hanno dimostrato una certa consapevolezza rispetto alle grandi questioni su questo tema, ma hanno anche sottolineato alcuni aspetti che potrebbero essere affrontati con nuovi regolamenti nei prossimi anni.
Questo consenso, condiviso da deputati di diversi schieramenti politici, sulla necessità di mettere delle regole a compagnie come Facebook e, forse, contrastarne il monopolio – come ha sottolineato il deputato Manfred Weber (gruppo PPE) – è la vera notizia che ricaviamo dall’incontro di ieri.