Data center: l’ultimo grande business della tecnologia che minaccia la sostenibilità
La domanda di data center, queste infrastrutture fisiche in cui vengono immagazzinate molte delle informazioni prodotte nel mondo digitale, ha visto una crescita straordinaria negli ultimi anni. Si tratta di un business in grande crescita che preoccupa, per i problemi di sostenibilità energetica e ambientale che può generare.
A soli cinque chilometri dalla piccola città di Covilhã, nel Portogallo centrale, un cubo gigantesco, scuro e inerte, interrompe il paesaggio rurale tra la città e l’inizio della catena montuosa della Serra da Estrela. La struttura, circondata da un lago artificiale che circonda i suoi quasi 75.000 metri quadrati, è il più grande data center del Portogallo e uno dei più importanti d’Europa.
Nell’era della digitalizzazione e dell’onnipresenza delle piattaforme e delle reti sociali, la lotta per il controllo e la gestione dei dati è diventata un elemento centrale della strategia commerciale delle aziende tecnologiche, anche se queste non sono le sole ad interessarsi alla questione. Le banche, le assicurazioni, le società di videogiochi, il settore sanitario, il settore delle criptovalute e praticamente qualsiasi altro settore che richieda un minimo di digitalizzazione, dipendono pesantemente da infrastrutture come quella di Covilhã.
I data center sono composti da hardware estremamente pesanti, e con un consumo energetico globale che supera quello di alcuni paesi , come l’Indonesia o il Sudafrica; si tratta degli spazi fisici su cui si poggia gran parte dell’internet che conosciamo oggi. Ciononostante, si sa ancora poco sulla localizzazione e sull’impatto energetico e ambientale generato dal settore, che ha visto una nuova spinta, dovuta alla pandemia di coronavirus.
Secondo Cloudscene , un fornitore di servizi di cloud australiano, ci sono attualmente 1.978 data center nell’Unione europea, dislocati nei 27 paesi dell’Ue, a cui vanno aggiunti altri 596 situati in paesi vicini, come il Regno Unito, la Norvegia e la Svizzera.
La Germania – che conta 482 strutture – è di gran lunga il paese Ue con il maggior numero di data center. Ma non tutti i data center hanno le stesse dimensioni, e il loro numero non è proporzionale al peso demografico o economico del paese nel quale si trovano. I Paesi Bassi, per esempio, sono il secondo paese dell’Ue con il maggior numero di data center: circa 280, e la maggior parte si trova ad Amsterdam.
La capitale olandese, insieme ad altre città come Londra, Parigi e Francoforte, è diventata uno dei principali hub europei – generalmente città con un forte dinamismo economico – per questo settore nascente. Altre città dove assistiamo ad aumento di data center sono Madrid, Monaco e Milano, tutte con più di 50 strutture.
Anche se l’Europa non è ancora al livello del Nord America – gli Stati Uniti e il Canada contano, insieme, oltre 3.000 strutture – non c’è dubbio che i data center rappresentano già un business nel settore tecnologico. Negli Stati Uniti, 5 dei 10 dieci principali fondi di investimento hanno, nel loro portafoglio di clienti, aziende che si occupano di data center.
L’Europa, dal canto suo, ha visto gli investimenti nei data center crescere del 58% nel 2021, secondo ReportLinker . Inoltre, secondo le stime della società di consulenza DCP, le entrate generate da queste strutture nel continente cresceranno fino a raggiungere i 15 miliardi di euro nel 2024, il 46% in più rispetto al 2020.
Il consumo di energia: un problema di sostenibilità?
I data center richiedono grandi quantità di energia per funzionare, ma anche per raffreddare i loro sistemi. Con la rapida crescita del settore negli ultimi anni, sono diverse le organizzazioni e le istituzioni che hanno espresso preoccupazione per l’impatto di queste infrastrutture, che consumano da 10 a 100 volte più energia di un edificio commerciale di dimensioni simili .
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), alla fine del 2019, i data center erano responsabili di circa l’1% del consumo globale di energia. Questo dato però non considera il mining di criptovalute, altro settore che si appoggia enormemente su server e hardware per l’archiviazione dei dati. Il problema è che, come per il numero e l’ubicazione dei data center, non esistono praticamente misurazioni ufficiali e aggiornate del consumo energetico effettivo di queste strutture in Europa.
“Sì, c’è un problema generale di mancanza di trasparenza, soprattutto nei data center più piccoli. Molti operatori non rendono pubbliche le cifre sul consumo energetico”, dice a EOM Dominik Franjo Dominkovic, ricercatore presso la Technical University di Danimarca e direttore del progetto Cool-Data , che si occupa del miglioramento dell’efficienza dei data center nel paese.
Secondo l’accademico, questo deficit di dati, che lascia fuori dal radar delle misurazioni di efficienza soprattutto i centri di piccole e medie dimensioni, potrebbe essere dovuto alle aziende che temono un inasprimento delle normative ambientali, che lo percepiscono come un carico di lavoro aggiuntivo e con pochi benefici, o che non vogliono correre rischi con il GDPR, anche se il regolamento non riguarda questo tipo di informazioni.
A livello dell’Ue, una delle ultime stime di consumo, pubblicata in un rapporto del 2020 della Commissione europea, ha indicato che il consumo dei data center dell’Ue è cresciuto di quasi il 42% tra il 2010 e il 2018, cifre che rappresentano il 2,8% della domanda energetica della regione. Per quanto riguarda l’impatto ambientale (il vero buco nero del settore, che impedisce di verificarne e migliorarne la sostenibilità ), il rapporto ha notato che, nonostante l’assenza di dati precisi, i data center potrebbero emettere tra lo 0,4% e lo 0,6% del totale dei gas serra generati nell’Ue.
L’European Green Deal e la crescita esponenziale dei data center
Anche se la preoccupazione delle istituzioni europee per la sostenibilità dei data center risale almeno al 2008 , è solamente dal lancio dell’European Green Deal europeo nel 2019 che si è cominciato a pensare ad una una vera regolamentazione del settore, e questo dopo diverse minacce da parte della Commissione .
Di conseguenza, le piattaforme che riuniscono i grandi operatori di data center europei hanno iniziato a muoversi. Nel gennaio 2021, 25 aziende – tra cui giganti come Amazon e Google, ma anche grandi importanti attori del mercato europeo, come Equinix e Interxion – hanno lanciato il Climate Neutral Data Centre Pact , una sorta di accordo volontario – e non molto spontaneo – sul clima per prepararela strada prima di un possibile inasprimento delle regole Ue.
Questa iniziativa volontaria da parte della lobby dell’Ue non è, in ogni caso, veramente nuova. L’efficienza e l’impegno “green” erano già da tempo uno dei temi ricorrenti nella strategia delle aziende con una presenza nel settore.
Il progetto di ricerca Natik , per esempio, lanciato da Microsoft dopo un’importante campagna pubblicitaria, ha monitorato la viabilità dei data center sottomarini che l’azienda ha costruito nel 2018 nel Mare del Nord, al largo della Scozia.
A che scopo? Dimostrare che questa infrastruttura, ancora in fase di sperimentazione, puo’ essere una soluzione alla voracità energetica e all’impatto ambientale che i data center, nonostante i significativi progressi registrati nella loro efficienza, hanno registrato.
Al momento, la crescita esponenziale del settore sembra difficile da frenare. Secondo uno studio di Eirgrid , la compagnia pubblica di elettricità irlandese, nel 2028 i data center assorbiranno circa il 30% della domanda energetica del paese. In Danimarca, paese che, attraverso il suo ministero degli Affari esteri si propone come destinazione ottimale per il business dei data center, uno studio del Danish Council on Climate Change sostiene che i data center faranno aumentare il consumo totale di energia del paese del 17% nei prossimi 10 anni.
“Un’iniziativa importante da questo punto vista sarebbe quella di includere la costruzione di data center nei piani urbanistici e di sviluppo. Questo renderebbe più facile riutilizzare, per esempio, il calore di scarto generato da queste strutture”, commenta Dominik Franjo Dominkovic, che sottolinea i miglioramenti che si stanno realizzando nella sostenibilità: “Centralizzando le operazioni digitali di molte aziende, i data center stanno contribuendo a migliorare l’efficienza energetica di altri settori economici.
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito del progetto Panelfit , cofinanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea (grant agreement n. 788039). La Commissione non ha partecipato alla stesura del testo e non è responsabile per il suo contenuto. L’articolo rientra nella produzione giornalistica indipendente di EDJNet.