C’è più olio di palma nei serbatoi delle nostre auto che nei nostri piatti
Come molti altri paesi europei la Spagna ha un problema con l'olio di palma che nulla ha a che vedere con l'alimentazione: ne produce o importa grandi quantità da Indonesia e Malesia per produrre il biodiesel che l'Unione europea sta per mettere al bando.
C’è più olio di palma nei serbatoi delle nostre auto che nei nostri piatti
Come molti altri paesi europei la Spagna ha un problema con l’olio di palma che nulla ha a che vedere con l’alimentazione: ne produce o importa grandi quantità da Indonesia e Malesia per produrre il biodiesel che l’Unione europea sta per mettere al bando.
Il biodiesel è stato a lungo venduto in Europa come un’alternativa meno inquinante e meno tassata alla benzina. Nei primi anni del XXI secolo, l’Ue ha cominciato a sostenere con anima e corpo questo carburante, e ha persino costretto gli stati membri a promuoverlo e a includerlo nei loro processi industriali, facendo della Spagna uno dei primi produttori. Ma il biodiesel da allora ha perso la sua buona reputazione. Ora tutto è cambiato, ed è in gran parte dovuto ad un vecchio nemico, che sta al centro della sua produzione: l’olio di palma.
Sì, proprio quello stesso olio vegetale che le aziende alimentari ora pretendono di aver eliminato (si pensi alle etichette “senza olio di palma” ormai onnipresenti nei pacchetti di cereali e dolci) è più presente nella vostra auto che nel vostro cibo, e la Spagna ha una grande responsabilità in questo. Il 92 per cento dell’olio di palma che importiamo è destinato a produrre biocarburante, e quasi il 72 per cento del biodiesel che viene prodotto e raffinato in Spagna è realizzato con olio di palma, secondo i dati Cnmc. Dati ancor più impressionanti se si considera che la Spagna è uno dei principali produttori di questo biocarburante, insieme a Paesi Bassi e Italia, anche se l’Unione europea ha già detto che dal 2030 ne sarà vietato l’uso e che il verrà progressivamente ritirato dal 2023.
Per tutti questi motivi, gruppi ambientalisti come Ecologistas en Acción hanno deciso di lanciare una campagna denominata #SiEsPalmaNoEsBio (“Se è palma non è biologico) con l’obiettivo di chiedere misure più severe e urgenti per porre fine davvero all’uso di questo componente nei biocarburanti. “La Spagna non ha fatto davvero nulla da quando l’Europa ha cominciato a ripensare il suo uso. Ha lasciato passare il tempo senza muoversi, importando e producendo le stesse quantità, e addirittura aumentandole”, spiega Rosalía Soley, coordinatrice della campagna in Spagna. “L’unica menzione di questo tema è nel Piano Nazionale per l’Energia e i Cambiamenti Climatici ed è una frase marginale e di carattere generale.
Secondo lei l’olio di palma è una soluzione fintamente verde: emette tre volte più gas serra del diesel e non è affatto sostenibile. Come è possibile? Dobbiamo tener conto della deforestazione, del trasporto, della trasformazione e del cambiamento di destinazione d’uso del territorio. La creazione di queste monocolture richiede nuove terre da coltivare e quindi l’impatto è gigantesco. Questo è l’altro problema della Spagna nella produzione di questo biocarburante: l’origine della materia prima.
I principali attori in Europa
“I principali esportatori dell’olio che utilizziamo per produrre questo biodiesel sono l’Indonesia e la Malesia, due nazioni in cui le foreste tropicali vengono bruciate e distrutte per piantare monocolture di palma da olio e piante simili, con un impatto brutale sull’ambiente globale”, spiega Soley. I dati sono molto chiari e supportano quanto detto dall’attivista. Solo dall’Indonesia proviene più del 51 per cento di tutte le piante che importiamo, mentre la Malesia rimane intorno al 19 per cento. A livello globale, questi territori gestiscono l’85 per cento del mercato della palma da olio.
Questa riluttanza a smettere di utilizzare l’olio di palma per la produzione di biocarburanti non è una coincidenza. Il suo peso è essenziale nell’industria spagnola e si può vedere nei dati globali.
Siamo il quarto maggior produttore di biodiesel in Europa e il settimo al mondo. Siamo ben al di sotto della Germania e della Francia e molto vicini ai Paesi Bassi. Secondo i dati Oilworld, la Spagna è il principale produttore di biocarburante tratto dall’olio di palma in tutta l’Ue con il 43 per cento del mercato e, insieme all’Italia e ai Paesi Bassi, rappresenta l’82 per cento del totale dell’Unione. Nel settore industriale, il mercato è controllato da tre giganti come Cepsa, Repsol e BP.
Il 7 per cento di tutto il diesel spagnolo, ad esempio, è biodiesel e sebbene le raffinerie creino carburante anche con altre piante come la colza o la soia, il 72 per cento di tutta la produzione è basata sull’olio di palma (15 per cento di colza e 10 per cento di soia).
Le esportazioni di petrolio sono guidate da Portogallo e Francia. Tuttavia, rispetto alle 600.000 tonnellate che importiamo solo dall’Indonesia, ne esportiamo solo 28.000 in Portogallo, il che dimostra che il consumo interno domina questo settore.
E ora?
Visto il peso di questo business nel nostro paese, rimane una domanda: cosa succederà quando dovremo abbandonare la produzione di questo biodiesel? Beh, la risposta è complessa e al momento non c’è un piano chiaro da nessun fronte.
“Noi, come ecologisti, crediamo che l’olio di palma non dovrebbe essere sostituito da un altro olio vegetale o qualcosa di simile, perché l’unica cosa che faremmo è spostare il problema. Dobbiamo ripensare il nostro consumo di olio di palma”.