A che punto siamo con gli obiettivi su gas serra ed energie rinnovabili
L'Ue nel suo complesso ha già diminuito del 22,4% le emissioni rispetto al 1990. Ma la situazione non è uniforme e in 5 paesi si sono registrati peggioramenti. Per il consumo di energia "verde" invece serve uno sforzo ulteriore.
A che punto siamo con gli obiettivi su gas serra ed energie rinnovabili
L’Ue nel suo complesso ha già diminuito del 22,4% le emissioni rispetto al 1990. Ma la situazione non è uniforme e in 5 paesi si sono registrati peggioramenti. Per il consumo di energia “verde” invece serve uno sforzo ulteriore.
Nel quadro della strategia Europa 2020 l’Ue si è prefissata tre obiettivi su clima ed energia, più conosciuti come gli obiettivi “20-20-20”. Questi includono una riduzione del 20% nelle emissioni di gas a effetto serra (Ges) rispetto ai livelli del 1990, una quota del 20% di energie rinnovabili sul consumo di energia finale lordo e un taglio del 20 per cento nel consumo di energia rispetto alla previsione per il 2020.
La strategia Europa 2020 è l’agenda dell’Unione su crescita e lavoro per l’attuale decennio: questa sostiene “una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” come modalità per superare le debolezze strutturali dell’economia europea, migliorare la sua competitività e produttività e porre le basi per un’economia di mercato sociale e sostenibile. Questa proposta è stata avanzata dalla Commissione europea il 3 marzo 2010 come piano strategico decennale.
Per raggiungere questi obiettivi, l’Ue ha individuato diversi traguardi da raggiungere entro il 2020 in 5 aree: lavoro, ricerca e sviluppo, cambiamenti climatici e energia, istruzione e riduzione della povertà.
Riduzione delle emissioni di Ges
Secondo l’ultimo rapporto (2018) su Europa 2020, “le emissioni di Ges da parte dell’Unione europea, incluse le emissioni provocate dall’aviazione internazionale e dalle emissioni indirette di CO2, sono diminuite del 22,4% rispetto ai livelli del 1990. L’Ue dovrebbe dunque superare l’obiettivo della strategia Europa 2020 per la riduzione del 20% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020”.
I principali strumenti politici utilizzati per raggiungere questi obiettivi sono il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue (Ets Ue) e la Decisione di condivisione dello sforzo (Effort Sharing Decision – Esd) .
L’Ets Ue fissa un tetto unico per tutta l’Unione per più di 11mila centrali e impianti industriali, oltre che per le emissioni di voli all’interno dello Spazio economico europeo, mentre l’Esd stabilisce un obiettivo vincolante di emissioni di Ges per ogni stato membro per tutti i settori non inclusi nell’Ets Ue.
In generale, secondo le previsioni l’Ue raggiungerà l’obiettivo grazie all’Esd Ue, stando a quanto riportato da VoxEurop martedì 23 ottobre 2018. Tuttavia, 7 paesi (Lussemburgo, Irlanda, Austria, Finlandia, Belgio, Germania e Malta) non conseguiranno i loro obiettivi stando alle proiezioni 2020 preparate dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) .
Come già in precedenza menzionato, l’Ue a 28 rispetterà i suoi obiettivi complessivi per i Ges. Le previsioni dell’Aea indicano che l’Unione ridurrà i Ges di 6 punti percentuali in più rispetto all’obiettivo 2020 con le misure al momento in atto, e del 7 per cento con provvedimenti aggiuntivi.
Nel 2016, rispetto ai livelli del 1990, cinque dei 28 paesi Ue avevano aumentato le proprie emissioni di gas a effetto serra. Nei restanti 23 casi, le emissioni erano state ridotte, già più del 20% per 13 di questi paesi, secondo gli ultimi dati disponibili da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue.
I dati includono le emissioni totali, comprese l’aviazione internazionale e le emissioni indirette di CO2, ma esclude quelle derivanti dall’uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura (Lulucf).
La Lituania (-58%), la Lettonia (-56%), la Romania (-54%) e l’Estonia (-51%) sono i paesi che registrano la massima riduzione delle emissioni rispetto a quelle registrate nel 1990.
Quota di energie rinnovabili
Nel 2016, le fonti di energia rinnovabile fornivano il 17% del consumo di energia finale lordo, in crescita rispetto al 9% del 2005, secondo i dati Eurostat.
Stando all’ultimo rapporto Europa 2020, “i biocarburanti solidi, liquidi e gassosi forniscono ancora la maggior quota di energie rinnovabili totali all’interno dell’Unione e sono usati nel riscaldamento, nella produzione di elettricità e nei trasporti. Per quanto riguarda i trasporti, le energie rinnovabili forniscono il 7,1 per cento di tutta l’energia utilizzata nel 2016, in aumento rispetto all’1,8% registrato nel 2005”.
A ogni paese è stato assegnato un obiettivo individuale come quota dell’obiettivo del 20 per cento (quota di energia rinnovabile sul consumo di energia finale lordo) che l’Ue a 28 deve raggiungere.
La Svezia, nonostante avesse l’obiettivo più alto da raggiungere entro il 2020, l’ha già conseguito, mentre Malta, Lussemburgo e Belgio, al contrario, avevano gli obiettivi più bassi da raggiungere, ma rimangono rispettivamente a 4,0, 5,6 e 4,3 punti percentuali dai loro rispettivi traguardi.
Paesi Bassi, Francia, Irlanda e Regno Unito restano i più lontani (rispettivamente di 8, 7, 6,5 e 5,7 punti percentuali) dal raggiungimento degli obiettivi.
Obiettivo di consumo di energia
Il consumo primario di energia (Cpe) misura la quantità totale di energia richiesta da un paese. Comprende il consumo del settore energetico, le perdite durante la trasformazione (ad esempio, da petrolio o gas in elettricità), la distribuzione di energia, e infine, il consumo da parte dell’utilizzatore finale.
Nel 2016, l’Ue a 28 consumava 170,6 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), il 10% in meno dell’energia primaria rispetto al 2005, mentre 310,3 Mtep, il 16,7 in meno rispetto alle prospettive di consumi 2020 fatti nel 2007”, secondo il rapporto Europa 2020.
Il Consumo finale di energia (Cfe) è il totale di energia consumata dagli utilizzatori finali, come ad esempio abitazioni, industria e agricoltura. Si tratta dell’energia che arriva nelle case dei consumatori ed esclude l’energia utilizzata dal settore energetico.
Nonostante l’obiettivo 2020 del Cfe sia stato raggiungo temporaneamente nel 2015, un successivo incremento dei consumi nel 2016 comporta che sarà necessario un ulteriore calo del 2% entro il 2020.
A livello di singoli paesi, la Germania con 19,2 Mtep e la Francia con 15,5 (seguite da Regno Unito, Italia e Spagna) hanno il Cpe più alto dal 2016 ed entrambi sono anche ben in anticipo riguardo ai propri dubbi 2020. 17 paesi (inclusi Italia e Spagna) hanno già abbassato i loro rispettivi Cpe all’interno degli obiettivi 2020.
Dal confronto con i consumi 2005, soltanto Estonia e Polonia hanno aumentato i loro Cpe. Gli altri paesi hanno tagliato i propri consumi, con la Lituania in testa seguita da Grecia e Malta.