La lotta alla corruzione è ferma
Secondo l’ultima inchiesta sull’integrità pubblica la libertà di stampa e quella degli scambi stanno perdendo terreno nell'Ue
La lotta alla corruzione è ferma
Secondo l’ultima inchiesta sull’integrità pubblica la libertà di stampa e quella degli scambi stanno perdendo terreno nell’Ue
La libertà di stampa e quella commerciale, due parametri basilari ai fini del controllo della corruzione, stanno regredendo nella maggior parte dei paesi dell’Ue: lo attesta l’ultimo rapporto dell’Indice di integrità pubblica (IPI).
Pubblicato il 9 dicembre in occasione della giornata internazionale contro la corruzione da ERCAS, il Centro europeo di ricerca sull’anticorruzione e lo state-building, l’indice IPI usa big data apertamente disponibili relativi a sei ambiti fondamentali che i ricercatori Victoria Dykes e Ramin Dadasov di ERCAS hanno individuato per misurare la corruzione: indipendenza giudiziaria, oneri amministrativi, apertura del mercato, trasparenza del budget, accesso a Internet e libertà di stampa. Si tratta di parametri considerati in ugual misura determinanti, e nel contempo deterrenti, ai fini della capacità di una data società di tenere sotto controllo la corruzione.
I parametri sono stati selezionati sulla base di un modello teorico di riferimento messo a punto da Alina Mungiu-Pippidi, professoressa della Hertie School of Governance e team leader presso ERCAS. I ricercatori usano anche una definizione di corruzione più ampia che include, tra altre cose, l’attribuzione ad amici dei politici di contratti o di finanziamenti pubblici. Il punteggio assegnato va da 1 (il più basso) a 10 (il più alto), sia per l’Indice finale sia per ogni parametro preso in considerazione e che lo compone.
Le mappe qui di seguito mostrano i paesi europei ordinati secondo il risultato dell’Indice sull’integrità pubblica (Ipi) e quello delle sue singole componenti, e le sue variazioni tra il 2015 e il 2017.
Secondo la professoressa Mungiu-Pippidi, il 2017 “è stato un anno ambivalente per l’anticorruzione. Da un lato la Francia ha preso decisamente le distanze dall’ipocrisia – negli ultimi tempi associata spesso ai paesi sviluppati – e ha dato battaglia ai conflitti di interesse nei quali è coinvolta la sua classe politica.
La richiesta di buona governance è aumentata in molti paesi di tutto il mondo, ma dall’altro lato si è constatato che in alcuni paesi autorità e opinioni pubbliche sono rimaste assai silenziose quando sono stati svelati comportamenti corrotti. In seguito ai Paradise Papers, per esempio, non si è vista gente scendere in piazza per protestare contro la sistematica evasione fiscale da parte delle élite nei paesi sviluppati. E così pure, in Germania alle rivelazioni sul cartello tra case tedesche produttrici di camion diesel non ha fatto seguito una reazione di indignata protesta da parte della popolazione”.
I cambiamenti positivi più apprezzabili sono stati registrati nella riduzione delle pratiche amministrative (burocrazia) e nel rafforzamento dell’e-cittadinanza (che tiene conto dell’accesso a internet, del numero degli account su Facebook su base nazionale, e di per sé illustra bene la richiesta dal basso di una buona governance in un dato paese). L’indipendenza della magistratura e la trasparenza fiscale non sono cambiate in misura significativa, mentre l’Europa è regredita un po’ per quanto riguarda la libertà di stampa e la burocrazia commerciale, due elementi fondamentali. La trasparenza fiscale e la riduzione delle procedure burocratiche per il commercio (il tempo necessario ad aprire un’impresa e a pagare le imposte) nello stesso periodo hanno evidenziato qualche miglioramento (per esempio in Macedonia), pur sempre insufficiente però a controbilanciare la perdita di libertà della stampa, che preoccupa la maggior parte dei paesi europei e la Francia in particolare.
Per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura, in alcuni casi il miglioramento è stato vanificato dal peggioramento di altri parametri e, invece di rafforzare il sistema giudiziario, l’anticorruzione spesso ha finito per indebolirlo, a causa delle lotte infuocate per metterlo sotto controllo una volta passata la bufera (come dopo “Mani pulite” in Italia, in Ucraina o di recente in Romania). L’evoluzione del peso che l’indipendenza della magistratura ha ai fini della determinazione dell’Indice, per esempio, dimostra che paesi che sembravano essere all’avanguardia in fatto di cambiamento (come la Romania) fanno tuttora fatica a dare segnali tangibili di miglioramento.
“Le conseguenze dello stallo nel controllo della corruzione non potrebbero essere maggiori” dice Mungiu-Pippidi, aggiungendo che “la mancata creazione da parte dei governi di sistemi meritocratici all’interno delle loro società pregiudica l’innovazione, la fonte più sostenibile di crescita economica, e le capacità dello Stato di agire, il che conduce a instabilità politica e sfiducia nei confronti del governo. Le società con il più alto indice di corruzione cadono vittime di defezioni di massa, e i giovani istruiti partono per l’estero per cercare lavoro”.
Traduzione di Anna Bissanti
Metodologia
Gli indici di misura della corruzione classici riflettono la percezione che i cittadini hanno della corruzione nella loro società, ma non dicono nulla sulle cause della corruzione né sul modo in cui la situazione può essere migliorata. I risultati delle ricerche condotte in diversi paesi mostrano che creare un sistema di controllo efficace della corruzione richiede molto di più che non specifici strumenti e regole più severe: dipende da un sapiente equilibrio fra uno Stato che interviene per reprimere i possibili abusi e la capacità della società a considerare come responsabili i suoi dirigenti. L’Indice dell’integrità pubblica mette in evidenza le dimensioni più importanti di questo meccanismo. Tiene conto delle misure di controllo della corruzione della Banca mondiale e di Transparency International ma, contrariamente a esse, è più obiettivo e trasparente. Le sei componenti dell’Indice rivelano che la corruzione riflette un equilibrio a livello nazionale tra risorse e costrizioni.